(VIDEO) Wineland, tre giorni per raccontare la Calabria del vino: “Bere calabrese significa sostenere un’agricoltura sana”
Successo della quarta edizione: Corso Vittorio Veneto diventa un passeggio del gusto, tra numeri in crescita, DOC Cirò in DOPG e un territorio che punta su giovani, donne e qualità
Bere calabrese significa sostenere un’agricoltura sana, che contribuisce al riscatto della nostra terra: Wineland, tre giorni che non si consumano in tre sere: successo della quarta edizione, tra numeri in crescita, territorio e identità enologica
Wineland non è solo una rassegna. È una festa del vino e del territorio, un appuntamento fisso non solo per Crotone ma per l’intera enologia calabrese: un viaggio che dura mesi di preparazione per tre serate che vivono su Corso Vittorio Veneto, trasformato dalle 18:00 in poi in un lungo passeggio di degustazioni, incontri, calici e profumi. Tre giorni che non si consumano in tre sere, ma prendono dunque forma lavorando dietro le quinte per mesi, costruendo un racconto.
Tanti espositori, produttori, sommelier e visitatori hanno raccontato un territorio di sapori e ospitalità, tra i migliori vini del crotonese e non solo. La Calabria, terra di vini rosati, che oggi trova una nuova consapevolezza grazie anche alle masterclass di Claudia Maremonti e Guglielmo Gigliotti, capaci di rivelare l’eccellenza enogastronomica di una regione che si racconta.
Nel talk di ieri sera, condotto da Rachele Grandinetti con gli interventi di Paolo Ippolito, Gianluca Gallo e Gennaro Convertini (Arsac), la riflessione si è allargata al futuro del comparto.
“È andata alla grande, possiamo riassumerla così. Sono state tre giornate intense, piene, tanto calore, divertimento e degustazioni. Abbiamo visto amici ritrovarsi dopo tanto tempo, tutti sotto questo tetto luccicante. Bilancio sicuramente positivo, ci vediamo l’anno prossimo.” ha dichiarato Alberto Laratta, dell’organizzazione Wineland, confermando lo spirito di un evento che è ormai casa per chi ama il vino e la Calabria.
A dialogare con la soddisfazione dell’organizzazione, arriva la consapevolezza del salto di qualità: “Le presenze sono state molto importanti, siamo cresciuti notevolmente rispetto allo scorso anno. Wineland si riconferma e lo fa con numeri ancora più importanti alla quarta edizione.” aggiunge Raffaele Nebbioso, dell’associazione Somewhere.
Raccontare sé stessi attraverso ciò che si produce. “La DOC Cirò è una delle più antiche d’Italia: se non può farlo questo territorio, chi altro? Il problema è che non abbiamo mai comunicato abbastanza. Ma oggi le aziende calabresi sono sulle carte dei vini in tutta Italia, grazie anche al lavoro di Arsac e Regione Calabria. Bisogna comunicare nel modo giusto ciò che la Calabria offre.”
Ed è qui che le parole dell’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo si intrecciano con questa visione: “Questa manifestazione è l’ulteriore conferma di un territorio dinamico, cresciuto puntando sulla qualità e gestendo bene il trapasso generazionale: tanti giovani e tante donne alla guida delle cantine. Le nostre aziende hanno valorizzato la biodiversità dei vitigni identitari, e iniziative come questa o come quelle promosse dalla Regione – dal Merano World Festival al Concours Mondial de Bruxelles sui rosati a marzo – testimoniano una crescita in termini di orgoglio e consapevolezza.”
Un passaggio storico, che guarda già avanti: “Il 2025 è l’anno della DOPG per il Rosso Classico di Cirò, un risultato importante raggiunto col Consorzio dei vini. Va raccontato e trasferito ai calabresi, che forse non hanno ancora percepito questa evoluzione.”
Wineland, così, è un manifesto del vino calabrese, di una regione che non chiede solo riconoscimento, ma lo merita. Bere calabrese significa sostenere un’agricoltura sana, fatta di competenze.
“Non pensiamo già alla sesta edizione, pensiamo a concludere questa. Ma Wineland ha ancora tante edizioni davanti.” dice Nebbioso. E il pubblico sembra aver già risposto.