(VIDEO) “Siamo solo preti, non preti antimafia” – A Crotone il Premio Dodò Gabriele

Alla quarta edizione del Premio al Merito “Dodò Gabriele” a Crotone, i sacerdoti premiati ribadiscono: “Non siamo preti antimafia, siamo solo preti che vivono il Vangelo contro omertà e ingiustizia”.

A cura di Redazione
20 settembre 2025 14:00
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CROTONE – Non “sacerdoti antimafia”, ma semplicemente preti. Preti che vivono il Vangelo con coerenza, coraggio e senza compromessi, rifiutando l’omertà e ogni forma di intimidazione. È stato questo il messaggio che ha attraversato la quarta edizione del Premio al Merito Dodò Gabriele, svoltasi oggi, sabato 20 settembre 2025, nell’Aula Magna dell’Istituto “Barlacchi-Lucifero” di Crotone, in memoria del piccolo Domenico ucciso per errore in un agguato di ’ndrangheta nel 2009.

Il riconoscimento è stato assegnato a don Felice Palamara, parroco del Vibonese più volte minacciato; don Giacomo Panizza, fondatore di comunità di accoglienza a Lamezia sui beni confiscati alla ’ndrangheta; don Maurizio Patriciello, voce della Terra dei Fuochi in Campania; e a don Massimo Sorrentino, parroco della chiesa di San Giuseppe artigiano, frequentata dal piccolo Dodò. L’evento, moderato dalla giornalista Francesca Travierso, si concluderà alle 18,00 con una messa in memoria del bambino nella chiesa di Santa Rita.

Per i genitori di Dodò, Giovanni e Francesca Gabriele, il 20 settembre resta un giorno doloroso. «Anche il Vangelo è un modo di raccontare l’antimafia – ha detto Giovanni –. Per me e Francesca è un giorno tristissimo, ma grazie a questo premio non è solo piangerci addosso. Con voi riusciamo a tenerlo vivo, a trasformare il dolore in un segno di speranza. Per questo voglio dire grazie, ma veramente grazie di cuore a tutti».

Dal palco, le voci dei sacerdoti hanno trovato un filo comune. «La Chiesa prende forza dai Sacramenti e dalla preghiera – ha spiegato don Maurizio Patriciello –. La mafia invece trae forza dal male, da chi vuole tutto senza mai lavorare. Ma noi ogni giorno abbiamo un passo in più da compiere verso il bene».

Don Massimo Sorrentino ha ricordato che l’assassinio del piccolo Dodò cambiò il volto della comunità: «Furono arrestate molte persone e il territorio è stato purificato. Questo premio serve anche a mantenere vivo quel ricordo e a far capire che il cambiamento è possibile».

Sulla stessa linea don Giacomo Panizza: «Per costruire la legalità bisogna essere in tanti. È fondamentale la presenza della comunità, soprattutto dei giovani, per vincere l’omertà che oggi è la vera malattia della società».

Don Felice Palamara ha sottolineato che prima della denuncia c’è la capacità di guardare al bene: «Noi come Chiesa dobbiamo essere voce profetica. Ma dobbiamo anche imparare a guardare e valorizzare le cose belle che ci circondano: è da lì che si trova la forza per combattere».

A legare insieme le testimonianze anche le parole di Francesca Anastasio: «Questi sacerdoti hanno vissuto sulla propria pelle cosa significa confrontarsi con la mafia. Hanno avuto il coraggio di dire no alle ingiustizie, usando la parola del Vangelo. Sono uomini di fede autentica».

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