Pedagogista Renzo: "Bambini tolti ai genitori, ma di è la responsabilità se non degli adulti?"
"È una questione sociale, pedagogica, morale: riguarda il diritto dei minori ad avere cura, scuola, socialità, protezione — indipendentemente dallo stile di vita scelto dalla famiglia", scrive la Pedagogista
Corigliano-Rossano - Quando uno Stato decide di separare dei bambini dai propri genitori, non lo fa per stupore o per ideologia: lo fa perché riconosce che per quegli esseri umani la responsabilità genitoriale è venuta meno. Questo non è un fatto privato da commentare con pietismo o indignazione sterile. È una questione sociale, pedagogica, morale: riguarda il diritto dei minori ad avere cura, scuola, socialità, protezione — indipendentemente dallo stile di vita scelto dalla famiglia.
SCELTA RADICALE DI LIBERTÀ O VIOLENZA DI STATO?
La pedagogista Teresa Pia Renzo commenta ed introduce l’elemento pedagogico nella polemica innescata dopo che il Tribunale per i Minorenni dell'Aquila ha disposto l’allontanamento di tre bambini da una famiglia che vive nel bosco.
QUANDO LA LIBERTÀ DIVENTA ASSENZA DI TUTELA
Non discuto lo stile di vita. Discuto – sottolinea la professionista che da vent’anni si occupa della formazione e della crescita di bambini in età infantile - la tutela dovuta a ogni minore. Spiegano che quella casa in mezzo al verde, priva di adeguate condizioni igienico-sanitarie, senza servizi essenziali, con isolamento sociale, ha rappresentato un grave rischio per lo sviluppo psicofisico dei bambini. Il tribunale ha ravvisato negligenza genitoriale grave: mancata istruzione regolare, isolamento dai pari, condizioni di vita inadeguate, assenza di cura medica. Dire che crescono a contatto con la natura non basta se non viene garantita la salute, la scuola, il confronto con altri bambini, le opportunità di socialità. La natura non può diventare una copertura per un’assenza educativa strutturata.
UNA RESPONSABILITÀ CHE LA SOCIETÀ NON PUÒ IGNORARE
Quando si parla di affido, comunità educativa, tutela minorile — come riportano i dati più recenti — non si tratta solo di casi isolati: in Italia sono decine di migliaia i minori che ogni anno vengono tolti ai genitori con provvedimenti di natura protettiva, perché rischiano un pregiudizio grave alla loro crescita. Questo non è un mero dato statistico, è una chiamata di allarme per tutte le realtà educative, per le scuole, per le comunità. Per dirci — adulti, istituzioni, famiglie — che nessun bambino può restare orfano di riferimenti, opportunità, protezione in nome di ideali di libertà, natura, decrescita, autonomia.
IL BAMBINO NON È MERCE DI IDEOLOGIE
Seguire un percorso di homeschooling o vita alternativa – spiega la pedagogista - non è un vizio in sé. Ma quando quella scelta viene esercitata senza garanzie reali — istruzione autorizzata, istruzione funzionale, salute, socialità, contesti sicuri — diventa una forma di esclusione, non di libertà. Il minore non può diventare cavia di ideologie o esperimenti adulti. Ha diritto a scuola, a salute, a relazioni e diritti, indipendentemente dalla volontà dei genitori.
UNA SFIDA EDUCATIVA PER TUTTI: ADULTI, SOCIETÀ, ISTITUZIONI
Non basta stigmatizzare un singolo caso. Bisogna chiedere – aggiunge - che vengano attivate su tutto il territorio strategie di tutela soprattutto per le famiglie in povertà, in isolamento, in marginalità. Bisogna rafforzare i servizi sociali, l’istruzione territoriale, le opportunità di socialità, le reti di sostegno comunitarie. Bisogna garantire che nessuna scelta educativa metta a rischio il diritto del bambino ad essere protetto, educato, formato. E soprattutto, una riforma culturale che metta al centro la responsabilità educativa, non come slogan, ma come dovere civile e collettivo.
NON BASTA IL SENTIMENTO. SERVE IL CORAGGIO DI DIFENDERE I MINORI
Non mi interessa – conclude Teresa Pia Renzo - aderire a mode, nostalgie, ideologie. Mi interessa che ogni bambino — ovunque viva, con chiunque viva — abbia la possibilità di crescere sereno, curato, protetto, istruito, non isolato. Quando la libertà decide di escludere i più piccoli, la tutela deve intervenire. E se noi adulti non abbiamo il coraggio di farlo, la violenza non sarà più solo quella che si vede ma quella silente, sistemica, continuativa.