PD ai minimi storici, Grillo: "Il partito non c’è più, manca la classe dirigente. È tutto da rifare”
L’ex sindaco lancia un appello: “Serve una rifondazione, non si può continuare così”

Nelle ultime elezioni regionali il Partito Democratico ha registrato un nuovo minimo storico a Crotone. Nel 2021 il PD aveva ottenuto il 10,55% dei voti, ma quattro anni dopo è sceso all’8,12%, perdendo 2,43 punti percentuali. Un risultato che fotografa il momento di crisi di un partito sempre più in difficoltà sul territorio e che, secondo molti, paga anni di assenza politica e disorientamento interno.
A tracciare un’analisi severa ma lucida è Gaetano Grillo, ex sindaco di Crotone e figura storica del centrosinistra locale. “Il partito, in un certo senso, non c’è più – afferma –. Manca una classe dirigente, manca credibilità. E questa non è una novità: da quattro anni l’opposizione non è stata capace di occupare una posizione d’avanguardia. Ma la stessa critica – aggiunge – vale anche per Fratelli d’Italia e Forza Italia, perché la mancanza di una vera classe dirigente riguarda anche la destra. Se leggiamo le dichiarazioni di alcuni esponenti, come Ferrari e Torromino, trovano empatia con il pubblico, certo, ma è solo retorica: parole vuote, aria fritta. Solo empatia, ma chi ha vinto non spiega nemmeno perchè ha vinto. E questa è un'analisi?”
Sul ruolo dei giovani nel partito, Grillo spiega di aver tentato un rinnovamento: “La mia discesa in campo era motivata dal desiderio di rilanciare i giovani nel PD. Qualche innesto di persone nuove c’era stato, ma tutto si è fermato con le regionali. Ora dobbiamo riprendere a lavorare. E dico con chiarezza: serve un passo indietro da parte di chi non ha più idee. Il mio rammarico è che il PD non abbia fatto vera opposizione. L’analisi del voto è sfuggita completamente.”
Grillo cita anche due grandi pensatori per descrivere la situazione attuale. “Come diceva Filippo Turati, è tutto da rifare. È mancato un programma concreto, un progetto realizzato. E mi viene in mente anche Norberto Bobbio, quando scriveva che il pessimismo deve diventare un dovere civico, perché il sonno della ragione prima o poi produce mostri. Qui – sottolinea – manca la classe dirigente, manca la mentalità istituzionale. Non c’è coerenza nei leader. A Crotone è tutto da rifare, perché per troppi anni abbiamo dormito.”
Sul risultato elettorale, l’ex primo cittadino osserva: “Il calo dei voti era inevitabile. Se non si fa politica, non si può guadagnare consenso. Oggi il voto è fortemente condizionato dal potere: chi governa raccoglie più consensi, è chiaro. La militanza non esiste più, si partecipa solo nel momento del voto, poi cala il silenzio.”
Interpellato sul futuro delle Amministrative, Grillo rivendica un ruolo centrale per il suo partito: “Il PD deve esprimere la candidatura a sindaco. Non possiamo accettare che altre forze si considerino migliori del Partito Democratico. È una questione di principio, ma anche di responsabilità politica. Se il partito trova una persona davvero idonea, sarò il primo a fare un passo indietro. Ma se non la trova – aggiunge – si apra un confronto serio. Dopo la mia sindacatura non ho visto sindaci alla mia altezza. Non lo dico per presunzione, ma perché ho sempre rispettato gli avversari, anche quando erano deboli politicamente. Però non posso regalare a nessuno la cultura politica che non ha.”
Sui giovani dem, l’ex sindaco è ancora più netto: “Nel partito prevale l’idea di stare dietro al leader, di dire sempre sì. Ai ragazzi dico: leggete, studiate, esercitatevi a parlare. Si diventa oratori anche sbagliando, ma serve autonomia di pensiero. Devono imparare a ragionare con la propria testa. È tutto da rifare, e lo dico senza pessimismo: bisogna ricostruire il partito, ritrovare spirito di solidarietà, partecipazione e proposta. I problemi non si risolvono parlando addosso a se stessi: si studiano, si analizzano e si affrontano. Questo vale per il PD, ma anche per gli altri partiti.”
Infine, Grillo lancia un messaggio chiaro alla dirigenza provinciale e cittadina: “Serve un’analisi obiettiva, senza ipocrisie. Non bisogna chiudersi nella stanza del partito a parlarsi in modo kafkiano. Il PD deve tornare in mezzo alla gente, capire i problemi reali, tornare ad essere un’associazione vitale. Finora questo non è accaduto. Il voto ha due origini: il potere, che ti favorisce, e la tua presenza politica. Entrambe sono mancate. Forse questo risultato così basso può servire da scossa: non possiamo continuare in questa situazione. Alle prossime amministrative non dobbiamo partecipare solo per esserci, ma per ricolmare il vuoto di anni di assenza e diventare di nuovo il punto di riferimento della coalizione.”