Pari Opportunità, a Crotone si insegna come impastare i covatelli: protestano le consigliere
Le consigliere Mungari e Venneri scrivono: «Iniziative folkloristiche rafforzano stereotipi, servono azioni concrete per le donne»

Il corso di cucina aperto alle donne, dedicato all’impasto del tradizionale covatello e promosso dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Crotone, ha suscitato forti critiche. Da un organismo che dovrebbe offrire strumenti concreti per superare stereotipi e disuguaglianze di genere, forse le iniziative dovrebbero essere altre, come espresso anche dall'opinione pubblica in questi giorni .
A delineare quanto successo sono le consigliere comunali Floriana Mungari e Dalila Venneri, componenti di diritto della Commissione PO, che hanno espresso “profonda delusione e sdegno” per l’iniziativa. Secondo le due consigliere, eventi di questo tipo non fanno che rafforzare ruoli tradizionali ormai superati, riducendo le donne al perimetro delle responsabilità domestiche e limitandone le possibilità di crescita e autonomia.
«L’idea che le donne siano le uniche responsabili del focolare domestico è superata da anni – scrivono Mungari e Venneri – ma evidentemente c’è ancora chi vi resta affezionato. La nostra battaglia non è per una parità di facciata, ma per l’eliminazione delle disparità strutturali che ancora affliggono la società».
Le consigliere denunciano anche la mancanza, negli ultimi cinque anni, di un vero spazio di dibattito su temi centrali come il contrasto alla violenza di genere, la tutela della salute, l’istruzione, l’autonomia economica e la partecipazione politica delle donne. «Non intendiamo più prendere parte alle convocazioni della Commissione – spiegano – perché troppo spesso si è trasformata in un luogo di denigrazione e offese, anziché di crescita e confronto».
Per Mungari e Venneri, la Commissione Pari Opportunità dovrebbe essere «il motore di un cambiamento profondo», un faro di progresso capace di abbattere barriere e pregiudizi, e non un contesto che si limita a proporre eventi folkloristici. «L’emancipazione femminile – concludono – non si conquista insegnando alle giovani donne a fare il covatello. Così facendo, si rischia di legittimare ogni giorno la stessa cultura che si dice di voler combattere».