Noi del Pitagora - Il Pitagora rappresenta per noi, che abbiamo rappresentato il Pitagora, qualcosa che pertiene al sangue

Noi del Pitagora – Chi più di coloro che hanno vissuto il Liceo Pitagora può raccontare cosa ha rappresentato e cosa rappresenta questa scuola per la città di Crotone? La risposta è scontata e lo divi...

A cura di Redazione
25 settembre 2023 11:15
Noi del Pitagora - Il Pitagora rappresenta per noi, che abbiamo rappresentato il Pitagora, qualcosa che pertiene al sangue -
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Noi del Pitagora – Chi più di coloro che hanno vissuto il Liceo Pitagora può raccontare cosa ha rappresentato e cosa rappresenta questa scuola per la città di Crotone? La risposta è scontata e lo diviene ancora di più quando a scrivere sono i rappresentanti degli studenti che hanno lasciato un po’ più di cuore tra quei banchi.

Ecco il loro intervento.

Il Pitagora rappresenta per noi, che abbiamo rappresentato il Pitagora, qualcosa che pertiene al sangue, come una discendenza genealogica, un affetto di natura, una questione di cuore. Certo, i nostri numeri sono lontani dalle migliaia che si vorrebbe agglomerare in edifici incapaci come dentro allevamenti intensivi. Eppure, le nostre poche centinaia di voci hanno trainato l’ecumene studentesca dell’intera provincia in ogni manifestazione, fino alle porte della politica, a chiedere ascolto e a ottenerlo. Non c’è stato evento che abbia coinvolto il popolo scolastico e che non sia partito da noi.

È vero ed è noto che i licei classici perdono iscritti. Eppure, la nostra storia si è perpetuata da sola oltre le generazioni, i tempi, le mode e le circostanze, perché coincide con quella della città intera: per distruggere noi, si dovrà distruggere Crotone. Il Pitagora è un luogo spirituale prima che fisico, una forma d’identità prima che un istituto di formazione, un privilegio prima che un dovere. Noi conosciamo il patrimonio umano, intellettuale, etico ed emotivo di una realtà che è stata i nostri giorni e le nostre notti, per scelta e non per necessità od obbligo: gli altri scelgono la scuola una volta soltanto, iscrivendosi, o due qualora decidano di trasferirsi; noi abbiamo scelto il Pitagora ogni giorno, per cinque anni. Abbiamo scelto il piacere di vivere la scuola, non solo di frequentarla; di legarci a quel luogo oltre gli orari, oltre le regole, oltre la prassi. Non dovevamo, lo abbiamo voluto.

Non è facile spiegare l’orgoglio dell’appartenenza, la gioia della responsabilità, l’istinto del collettivo come occasione per crescere e arricchirsi: noi lo capiamo grazie al Pitagora. E si può chiedere a chiunque ci abbia lavorato se mai si siano riscontrati danni, dopo una festa o un evento, o soqquadri da ricomporre: tutto era allestito da noi e da noi sistemato e ripulito (e sono da sempre feste grandi, le nostre, enormi, alle quali ogni studente di Crotone e dintorni desidera, da sempre, partecipare). Decine di ragazze e ragazzi, dal primo al quinto anno, che volontari restavano oltre l’orario di lezione per preparare o rimettere a posto la loro scuola come la loro casa. Chi non lo sa, non sa cosa si è perso.

Il Pitagora è stato questo e moltissimo altro, per noi come per tutti. Ma è stato ed è, soprattutto, un luogo che da quasi un secolo rappresenta la cultura e la storia di una città che – ci sia concesso ricordarlo – per prima ha portato nella storia e nella cultura l’intera Regione. Ci teniamo in piedi, da quasi un secolo, senza l’aiuto di nessuno. Senza nemmeno la decenza, da parte delle istituzioni, di tutelare il gioiello architettonico che ci ospita: da anni avvolto da transenne e impalcature come da garze e cerotti, eppure ancora vivo. Rappresentiamo la cultura più autentica e pura in una stagione che alla cultura non arride, ma pretendiamo il rispetto della nostra storia.

Ognuno di noi è cresciuto, oggi conduce la sua vita altrove ed è altro da ciò che era ai tempi del liceo; eppure, nessuno di noi ha dimenticato, nessuno di noi ha smesso di sentire quel debito di riconoscenza, quel fuoco familiare, quella corrispondenza affettiva che lo ha legato e lo lega al Pitagora. Noi siamo lontani dal Pitagora, ma il Pitagora è ancora dentro di noi; non come un ricordo adolescenziale, ma come un magistero di cui siamo e saremo per sempre allievi, grazie al quale siamo diventati ciò che siamo e che, pertanto, è parte del nostro presente, della nostra essenza di uomini e di donne, di individui, di professionisti, di cittadini. Il Pitagora ci rappresenta, molto più e molto più a fondo di quanto noi, da adolescenti, lo abbiamo rappresentato: oggi chiediamo a chi rappresenta la collettività di rappresentare e rispettare una parte viva della nostra storia, affinché altri uomini e donne possano, in futuro, essere orgogliosi di quel liceo, ricordando e raccontando, ovunque si troveranno, di essere appartenuti a quelle mura, a quella storia secolare.

Gli ex rappresentanti di Istituto e della Consulta studentesca
Antonio Borrelli – Francesco Carolei – Lorenzo Renato – Francesco Proietto – Roberto Spanò – Alessandro Milito – Francesca De Martino – Giuseppe Battaglia – Valerio Aquila – Marco Loria – Giorgia Arcuri – Francesco Le Rose – Pierpaolo De Chirico – Michele Salerno

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