#MaiPiùUltimi Fabio Tomaino: «Difendiamo ciò che è nostro!»

Continua il nostro percorso un viaggio tra le eccellenze e le criticità del nostro territorio, oggi abbiamo voluto aprire il confronto con un rappresentante sindacale, tra i più dinamic...

A cura di Redazione
06 giugno 2024 10:36
Condividi

Continua il nostro percorso #MaiPiùUltimi, un viaggio tra le eccellenze e le criticità del nostro territorio, oggi abbiamo voluto aprire il confronto con un rappresentante sindacale, tra i più dinamici e vivaci, Fabio Tomaino, segretario provinciale della Uil. Con Tomaino abbiamo affrontato le criticità maggiori del territorio: dal mancato sviluppo alle vertenze in difesa dei posti di lavoro.

Se dico #MaiPiùUltimi tu come mi rispondi?
Che dipende dalla capacità di difendere ciò che è nostro. Il problema di Crotone non è la sua bellezza, la sua vocazione, le sue potenzialità. Credo che ci si debba misurare sulla capacità di difendere ciò che è del territorio, nella tutela dell’ambiente, nella difesa dell’occupazione. è qui che ci misuriamo. Un territorio salubre alza il livello della qualità della vita. Servizi di qualità fanno altrettanto. Difendere i livelli occupazionali, il lavoro e l’apparato produttivo del territorio alza gli indici del prodotto interno lordo e qundi incide sulla qualità della vita.

Quando la redazione de Il Sole 24 Ore, durante la serata evento “Un Anno di CrotoneOk”, ha presentato il suo “focus su Crotone” uno degli indici che più penalizza la nostra provincia è quello sul lavoro: tasso di disoccupazione elevato; basso tasso di trasformazione dei contratti di lavoro in tempo indeterminato, quindi poco lavoro, poca stabilità e troppo precariato. Nella tua esperienza trovi riscontro su questi dati?
Assolutamente si! Questo è un territorio che non riusciamo a rendere attrattivo sfruttando la sua vocazione e le sue potenzialità. Pensiamo alle tre infrastrutture che abbiamo nel raggio di quindici kilometri: aeroporto, porto e ferrovia. Qualunque altro territorio innescherebbe una intermodalità da mettere a disposizione delle imprese. Gli insediamenti industriali, oggi, vanno dove c’è un sistema di trasporto agevole ed invece noi abbiamo un porto che stenta a decollare per un pessimo vicino di casa che si chiama Eni con una bonifica che stenta ancora a partire. Quindi da un lato non si tutela il territorio dal punto di vista ambientale, dall’altro non si riesce a sfruttare questa occasione di rilancio, di sviluppo e di riscatto sociale del territorio.

Come invertire il trend? Si può?
Cominciando a cambiare qualcosa a livello culturale. Noi per quanto siamo geniali e capaci, cadiamo spesso nell’errore dell’individualismo, della guerra di tutti contro tutti, nel denigrare tutto e tutti. Come si cambia: stando insieme. In questi mesi si sta animando una protesta sociale, perchè la gente reagisce, non c’è però una cabina di regia che guidi la protesta. Mi aspetterei che lo facessero gli enti locali, Comune e Provincia, che voglio pensare che non siano a favore di questo processo pericoloso che si sta innescando, ma se non si mettono insieme non avranno la forza di incidere sulle decisioni strategiche che si stanno prendendo sul nostro territorio. Decisioni pericolose, perchè fa tanto male non difendere la salute, fa tanto male non sfruttare le possibilità che questo territorio ha.

Dalla crisi delle fabbriche, questo territorio è ancora alla ricerca di una sua nuova identità, in questo percorso il sindacato che ruolo ha ricoperto?
Abbiamo sempre cercato di agevolare nuovi insediamente produttivi che non andassero più nel senso delle grandi aizende entrate in crisi. Ne è un esempio proprio l’Abramo nata nel 96 grazie ai fondi di risarcimento per l’alluvione. E anche allora trovammo delle resistente sul fatto che un imprenditore di Crotone si insediasse in città. Il sindacato, e noi in particolare, ha invece agevolato quel percorso ed è nato un nuovo sistema di fare impresa che ha dato lavoro a migliaia e migliaia di giovani crotonesi. Oggi però il problema l’abbiamo dove non dovremmo averlo, perchè Tim è una società partecipata dallo Stato e lì non dovremmo avere il problema di tutelare e salvaguardare mille posti di lavoro, di cui più di metà qui a Crotone.

Si poteva fare di più o meglio?
Si poteva vigilare di più sulle tante opportunità di sviluppo che ha avuto questo territorio. Qui c’è stata la 488, il contratto d’area, tanti soldi che non sempre sono andati nelle mani di imprenditori onesti. allora li definimmo i prenditori, perchè venivano prendevano i fondi e poi andavano via. Pur utilizzando soldi pubblici non rispondevano a quello che avrebbero dovuto fare, rispondendo a regole di rendicontazione precise. Si è così creato un sistema di mordi e fuggi che ha fatto sfumare, ovviamente, una serie di opportunità. Qui i soldi sono arrivati e arrivano ancora, ma sono stati spesi male. Le ragioni per cui non ce la facciamo sono spesso legate alle capacità delle persone giuste di saper sfruttare le opportunità. Non siamo indietro per colpa del fato ma solo perchè non sappiamo sfruttare le opportunità del territorio.

Veniamo all’attualità: vertenza Abramo, dopo le riunioni in prefettura a Catanzaro e a Crotone com’è la situazione?
La Prefettura non è un elemento di un ragionamento risolutivo, quando entra in campo e si interessa di una vicenda significa che qualcosa non ha funzionato. Ed in questo caso manca l’attenzione da parte del Governo e, soprattutto da parte di Tim. Oggi in campo c’è l’impegno del presidente della Regione e ci appare strano che Occhiuto che fa parte della maggioranza di Governo alzi bandiera bianca. Manca la capacità o forse la volontà di incidere. Ormai accade
in modo strutturale: quando c’è una vertenza nel crotonese non la considera nessuno.

Si può sperare in un lieto fine?
Io ci credo. Ma il sindacato e i lavoratori da soli non ce la possono fare. Non è in mano nostra la soluzione del problema.

Il sogno di Fabio Tomaino per Crotone?
Mi piacerebbe che ci fosse realmente la possibilità di bonificare questo territorio, senza subire più giochetti e ricatti da parte di Eni. Avere un territorio pulito e poi ragionare su un grande progetto di sviluppo che può riguardare le industrie sostenibili e perchè no un grande centro di ricerca nell’ambito delle energie e tra dieci anni ci lavoreranno i nostri figli, li amici dei nostri figli e tanti crotonesi. Ma se noi non mettiamo in campo le nostre idee resteremo ultimi e ne saremo coresponsabili. Io penso che ci siano le idee e le capacità dobbiamo solo ispirarci a principi che riguardano la colletività.

Antonio Gaetano

Segui CalabriaOk