#MaiPiùUltimi - Antonio Affidato: «Sono un figlio di questa terra»
Riprende l’appuntamento con dopo una meritata pausa estiva.L’ospite di questa settimana nel nostro salottino è un artista, che, nonostante la giovane età sta già facendo parlare di sé: A...
Riprende l’appuntamento con #MaiPiùUltimi dopo una meritata pausa estiva.
L’ospite di questa settimana nel nostro salottino è un artista, che, nonostante la giovane età sta già facendo parlare di sé: Antonio Affidato.
Antonio, dopo un lungo studio, ha deciso di dedicarsi alla scultura.
Una forma d’arte antica che sembrava persa nel tempo ed invece Antonio ha voluto dare forma alla materia.
Come nasce questa passione per la scultura?
Io nasco dai laboratori di orificeria di famiglia, nasco dalla nobile arte della trasformazione dei metalli. Ho iniziato da piccolissimo e poi, nel tempo, ho avvertito il bisogno di evolvere quella che era una mia ricerca personale. Ho voluto evolvere ciò che stavo già facendo, creando quello che era in micro in macro, cercando di trasferire gli stessi messaggi che mio padre ha cominciato a mandare 40 anni fa, messaggi che raccontano la nostra storia, i nostri miti e la nostra tradizione.
Tu hai già cominciato ad esporre e le tue mostre hanno già riscosso tanto successo.
Ci racconti l’emozione quando hai inaugurato la tua mostra nel museo archeologico di Crotone?
E’ stato un momento emozionate, ad oggi il più emozionante. Ho esposto le mie opere in un luogo che ritengo sacro: il museo archeologico di Crotone, al cui interno troviamo tra i reperti più importanti della Magna Grecia. In quell’occasione ho avuto modo di confrontarmi e lavorare accanto a professionalità di livello: il presidente internazionale dei critici d’arteche mi ha fatto l’onore di fare la critica alla mia mostra; Giordano Bruno Guerri, Francesco Cuteri, un grandissimo archeologo di fama internazionale. Con loro sono riuscito a studiare i miti e le legegnde ma soprattutto i personaggi che hanno fatto grande la nostra terra. Nasce così la mostra “Rara Avis” al cui interno confluiscono tutte le leggende, miti e storie della Magna Grecia.
Nell’ultima edizione di Un anno di CrotoneOK, abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare Jean Marie Del Bo, il vice direttore de Il Sole 24 Ore, con cui abbiano analizzato nel dettaglio la classifica sulla qualità della vita che vede la provincia di Crotone sempre nelle ultime posizioni.
Se ti dico Crotone #MaiPiùUltima tu da giovane crotonese come mi rispondi?
Dobbiamo iniziare dalle cose che più ci appartengono e da dove possiamo far uscire il meglio: il turismo, l’agricoltura e la cultura. Argomenti di cui questa terra è sempre stata ricca. Solo con questi tre fattori possiamo diventare volano dell’intera nazione. A differenza di altri paesi che devono inventarsi le cose, noi abbiamo la natura che ci aiuta sia con le sue bellezze che con i suoi prodotti. Per non essere mai più ultimi dobbiamo, anche, fare uno sforzo di collettività: uscire dal canale provinciale, capire ciò che abbiamo intorno e aprirsi al confronto non solo con la nazione ma con il mondo. Sempre più giovani, sempre più amici sono oramai andati via…
Tu sei un esempio di restanza, uno di quei ragazzi che ha studiato e poi ha deciso di tornare a Crotone per realizzarsi professionalmente.
Si io ho viaggiato tantissimo per studio, per formarmi, ma sono sempre partito con l’idea di voler tornare.
Perchè tornare e restare a Crotone?
Perchè tutto quello che faccio lo faccio grazie alla storia e alla cultura che mi appartiene. Io sono un figlio di questa terra e sono appassionato della nostra storia e su questo ho improntato la mia arte.
Cosa puoi dire ai tuoi coetanei? Qual è il messaggio di Antonio per i giovani crotonesi?
Io mi auguro che più crotonesi possibili ritorneranno in questa terra. Io non condanno chi parte e chi va via. Molti non hanno scelta, molti cercano opportunità migliori. Ma stimo tantissimo e ammiro chi resta. Ha il mio più totale rispetto. Scegliere di rimanere qui è una scelta coraggiosa. Diventa, come nel mio caso, una missione: far vedere l’altra faccia della medaglia di una terra martoriata che puàò dare molto di più e lo può fare tramite queste persone, tramite i giovani che tornano e danno il proprio contributo. Fare rete in un territorio così scollegato diventa ancora più difficile. Ma tramite le persone che ci credono si può investire su questa bellissima città.
Oltre l’arte hai ereditato da tuo padre anche l’amore per questa terra.
Io ho ereditato l’amore per questa terra, vero. E di conseguenza questo mi ha portato ad investire tutta la mia arte su Crotone. Tutti i personaggi che rappresento, i miti, anche la ricerca tecnica, tutti a Crotone. Una volta un giornalista mi ha chiesto perchè parlavo e rappresentavo soltanto personaggi di Kroton, gli ho risposto che se parliamo di Magna Grecia dobbiamo parlare per forza di Kroton e di Crotone.
Ci racconti la sfida della statua di Hera?
Quando ho iniziato il progetto di Hera Lacinia mi sono chiesto quale fosse il simobolo che Crotone merita di aver rappresentato. In automatico ho pensato a Hera Lacinia, poteva essere Eracle, Pitagora, Milone, Alcmeone, Democede, Faillo. Invece ho scelto Hera, una dea il cui culto ha riunito tutte le popolazioni che abitavano questo territorio. Dal punto di vista antropoligo e culturale, uno dei simboli più importanti per Crotone.
Quando potremo ammirarla?
Io sono ottimista, mi auguro prima della fine dell’anno.
Ci avviamo alla conclusione di questa intervista.
C’è una cosa che mi incuriosisce più di tante altre. Quanto è difficile essere figlio d’arte?
Da un putno di vista personale è stato facile. Se non avessi avuto mio padre non sarei riuscito a portare avanti la mia ricerca.
Ci sono più vantaggi o più responsabilità?
Tutti quelli dei “figli di” ed io sono orgoglioso di essere figlio di. Sono fiero di mio padre, persona, artista e imprenditore.
Qual è l’opera che sogni di realizzare?
Io sogno di rappresentare tutti i personaggi e le divinità che hanno fatto la storia di Crotone e di costruire uno spazio per i giovani, per condividere con loro questa arte.
Qual è il sogno di Antonio Affidato per Crotone?
Quello di vedere una città nuovaproiettata in un contesto internazionale. Una città in cui non ci sia più bisogno di andare via.
Antonio Gaetano