L’impasto perfetto e il sugo semplice: i segreti dei covatelli crotonesi
A San Francesco un corso promosso dalla Commissione Pari Opportunità tra critiche e voglia di socialità

L’arte del covatello è un patrimonio identitario di Crotone, un sapere antico che rischia di andare perduto con il passare delle generazioni. Un piatto semplice, fatto di farina e acqua, ma che racchiude la memoria e l’anima delle famiglie crotonesi.
Nei giorni scorsi, presso la parrocchia Sacro Cuore della borgata San Francesco, si è svolto un corso promosso dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Crotone. L’iniziativa ha suscitato critiche, perché da alcuni è stata interpretata come un ritorno a una visione che relega la donna al solo ruolo di casalinga, senza valorizzarne il percorso di emancipazione.
Eppure, ascoltando la voce delle protagoniste, emerge tutt’altro. Antonella Scidà e Rosanna Figliuzzi, che hanno preso parte al laboratorio, raccontano l’esperienza come un’occasione di aggregazione e socialità: «È stato divertente, ci siamo unite, tutte insieme collaborando», spiegano.
Secondo loro, il segreto è tutto nell’impasto: «Deve essere perfetto, altrimenti i covatelli non riescono bene». Un’arte, però, che rischia di scomparire: «I ragazzi e le ragazze di oggi non impastano più – ammettono – e questo è un peccato, perché la tradizione si è persa».
Sul condimento, la scelta resta fedele alla semplicità: «Un sugo semplice è la cosa più buona, le cose semplici sono le migliori», confermano le donne, ricordando che si può arricchire con pecorino o con l’“arigato”, a seconda dei gusti.
Infine, c’è il gesto più caratteristico: l’“arigatura” dei covatelli, fatta rigorosamente «tutta a mano, con il dito», oppure utilizzando le classiche tavolette.
Al corso hanno partecipato inizialmente sette donne, poi diventate nove, con grande soddisfazione: «Ringraziando Dio – concludono – ce l’abbiamo fatta, e questo ci permette di portare avanti una tradizione che non deve morire».