Le microplastiche minacciano i ghiacciai, un pericolo che riguarda tutti

Le parole di Roberto Ambrosini, docente di Ecologia presso l'Università di Milano, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top

18 settembre 2025 12:34
Le microplastiche minacciano i ghiacciai, un pericolo che riguarda tutti -
Condividi

ROMA (ITALPRESS) – L’inquinamento ambientale ha assunto negli ultimi anni forme sempre più sottili e pervasive: le microplastiche sono minuscoli frammenti che derivano dalla degradazione di plastica più grande, oggi presenti negli oceani, nel suolo agricolo e persino nei luoghi più remoti e apparentemente incontaminati del pianeta, come i ghiacciai e le aree protette. Vento, neve e piogge trasportano particelle di plastica e inquinanti chimici quali metalli pesanti, pesticidi e sostanze che provengono dalle attività industriali e urbane: queste sostanze alterano l’equilibrio ecologico degli ambienti naturali, con conseguenze ancora poco conosciute ma potenzialmente gravi. Le microplastiche vengono infatti ingerite dagli organismi viventi, entrando così nella catena alimentare con effetti nei processi fisiologici, comportamentali e riproduttivi. “Le microplastiche si trovano ormai nei luoghi più remoti del pianeta, dalle profondità oceaniche fino alla vetta dell’Everest: nemmeno i ghiacciai sono esenti da questa contaminazione”, ha detto Roberto Ambrosini, docente di Ecologia presso l’Università di Milano, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.

Due i meccanismi attraverso cui le microplastiche si depositano sui ghiacciai: “Da un lato vengono trasportate dal vento esattamente come le polveri, dall’altro ci arrivano con la contaminazione locale. Parliamo di ambienti freddi, che in ecologia chiamiamo condensatori: la neve è in grado di abbattere efficacemente tutti i contaminanti dell’atmosfera, poi la fusione dei ghiacciai li libera e li rilascia a valle; in molti casi le concentrazioni dei materiali vengono diluite dall’acqua, riducendo i rischi per chi sta a valle”.

Tra le microplastiche identificate figurano “polietilene e polistirene, che sono tra le più diffuse, ma anche omologhi del Ddt, policlorobifenili, altri composti organici clorurati e metalli pesanti di origine sia naturale che antropica: l’esposizione a questi materiali per tanto tempo ha effetti sulla salute e in questo senso i più preoccupanti sono i radionuclidi. I ghiacciai sono ancora considerati ambienti completamente incontaminati e non c’è grande consapevolezza sui rischi che si corrono: bisognerebbe invece sapere che questi ambienti sono fragili e dovremmo prendercene cura molto di più”.

A livello di sensibilità collettiva, spiega Ambrosini, qualcosa pare stia cambiando: “L’obiettivo da realizzare è mettere in pratica le quattro ‘R’: ridurre l’uso di plastica, riutilizzarla, riciclarla e ridarle valore, ad esempio trasformandola in energia. In ambito politico ci si sta muovendo, perché è aumentata la consapevolezza sull’importanza dello smaltimento dei rifiuti plastici; in più a livello comunitario sono state adottate politiche per la riduzione della plastica monouso, incentivando quella compostabile che può essere in qualche modo valorizzata in modo più efficiente rispetto alla plastica tradizionale. Abbiamo quantità enormi, dobbiamo cercare di limitarne l’utilizzo”. Particolare attenzione, conclude, va adottata negli ambienti di montagna: “In alcuni ghiacciai italiani hanno trovato quantità di microplastiche paragonabili a quelle di un sedimento costiero mediamente inquinato: bisogna prendere consapevolezza che il problema esiste e ci riguarda tutti, ma ciascuno può contribuire ad affrontarlo”.

-Foto tratta da video ‘Medicina Top’-

(ITALPRESS).

✅ Fact Check FONTE VERIFICATA

Segui CalabriaOk