Le mamme della Kroton Nuoto rispondono alla Rari Nantes: “Per noi l’esclusione dura da sei mesi, non da tredici giorni”
Duro comunicato delle famiglie della Kroton Nuoto: “Silenzio e indifferenza quando i nostri ragazzi venivano lasciati fuori dalla piscina. Ora si riconosca che i diritti valgono per tutti”
La lettera diffusa nei giorni scorsi dalle mamme e dagli atleti della Rari Nantes Crotone, in cui si denunciava “una ferita aperta per la città” e “un peso insostenibile” per 650 tesserati Blu Dea a causa della chiusura della piscina comunale, ha suscitato una replica altrettanto articolata e accorata: quella dei genitori e degli atleti dell’ASD Kroton Nuoto, che hanno deciso di rompere il silenzio raccontando la loro versione dei fatti.
La risposta, affidata a un lungo comunicato, esprime fin da subito un sentimento duplice: comprensione per il disagio vissuto in questi giorni dagli atleti Rari Nantes, ma anche amarezza profonda per quello che viene definito “un silenzio assordante” durato sei mesi. “Quello che per voi è iniziato 13 giorni fa, per noi dura da giugno 2025”, scrivono le famiglie della Kroton Nuoto, ricordando come i propri tesserati, bambini e agonisti, siano stati tenuti fuori dalla struttura per un periodo protratto, senza che il problema suscitasse solidarietà o indignazione.
Nel testo si ripercorrono le difficoltà affrontate negli ultimi mesi: allenamenti al mare tra onde e meduse, trasferte onerose a Catanzaro, rinuncia a gare importanti, percorsi sportivi compromessi, abbandoni forzati. “I nostri ragazzi hanno pianto, hanno chiesto ogni giorno quando saremmo tornati in piscina”, raccontano i genitori, sottolineando che anche per gli atleti normodotati cambiare disciplina non è affatto una soluzione semplice o indolore.
Il passaggio più polemico del comunicato riguarda però la presunta indifferenza generale: “Finché la piscina funzionava per alcuni, poco importava che altri ne fossero esclusi”, scrivono le famiglie Kroton. “Vedere i vostri figli allenarsi e festeggiare a bordo vasca mentre i nostri erano fuori è stato ciò che ha ferito di più”.
La nota si sofferma anche sugli aspetti gestionali, ricordando che Kroton Nuoto rappresenta metà dell’ATI che guida la piscina comunale, “un 50% al quale evidentemente non vengono riconosciuti gli stessi diritti dell’altro 50%”. Le famiglie lamentano tariffe “arbitrarie”, spazi “inadeguati” e decisioni “discrezionali” che avrebbero favorito una parte della compagine a scapito dell’altra.
Nonostante i toni duri, il comunicato si chiude con un appello che vuole essere unitario: “Non vogliamo contrapporre i diritti dei vostri figli ai nostri. Vogliamo che la piscina riapra per tutti. Ma vogliamo anche che si riconosca che questa situazione non è nata con la chiusura totale, ma mesi fa con una esclusione illegittima”.
Le famiglie della Kroton Nuoto chiedono all’amministrazione comunale una gestione trasparente, equa e regolamentata, che garantisca pari dignità a tutti gli atleti. E lanciano un ultimatum: “I nostri figli hanno aspettato sei mesi. Non chiediamo promesse, chiediamo che la piscina riapra davvero per tutti, con gli stessi diritti e le stesse opportunità”.