La Chiesa di Sant'Antonio a Crotone: un inno lungo novant'anni

Novant’anni in relazione alle campane ancora esistenti: la chiesa crotonese ha una storia antichissima: fu dedicata prima a Sant’Antonio Abate,m poi a Sant’Antonio da PadovaA novant’anni di distanza,...

A cura di Redazione
13 giugno 2025 09:00
La Chiesa di Sant'Antonio a Crotone: un inno lungo novant'anni -
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Novant’anni in relazione alle campane ancora esistenti: la chiesa crotonese ha una storia antichissima: fu dedicata prima a Sant’Antonio Abate,m poi a Sant’Antonio da Padova

A novant’anni di distanza, la storia della Chiesa di Sant’Antonio a Crotone risuona ancora come un inno allo spirito comunitario. Era il 1934, e tra le pagine dell’“Eco di Capocolonna”, l’attesa per l’inaugurazione della nuova chiesa era palpabile, un’urgenza che travalicava le preoccupazioni quotidiane.

“Ebbene, ce ne siamo dimenticati? Nessuno più si informa sullo stato dei lavori, sull’epoca della inaugurazione della nuova chiesa?”, si chiedeva il periodico locale. Un interrogativo retorico che sottolineava come il progetto della Chiesa di Sant’Antonio fosse saldamente radicato nei pensieri e nei cuori dei crotonesi, una priorità dettata dalla profonda devozione verso il “grande Taumaturgo”, Sant’Antonio da Padova.

Il 13 giugno 1934, un momento di grande festa segnò l’installazione delle “superbe due campane di bronzo“, si legge nel periodico. Dono del benemerito Podestà dell’epoca, il Cav. Giuseppe Cosentino, e del Sig. Giuseppe Cavaliere, le campane non erano solo strumenti per scandire le ore, ma veri e propri documenti storici. Le loro iscrizioni, dettate da Mons. Artaserse, narravano un’epoca, riportando i nomi di Papa Pio XI, del Re Vittorio Emanuele III, e del Vescovo di Crotone Antonio Galati. Un incrocio tra spiritualità e politica che ben descriveva il contesto dell’Italia di quegli anni.

Ma le campane parlavano anche di legami più intimi, di voti personali. La dedizione del Podestà Cav. Uff. Giuseppe Cosentino fu Francesco, che le aveva offerte come “VOTO DEL CUORE AL SANTO”, e l’invito di Giuseppe Maria Cavaliere fu Pasquale, che con la sua famiglia chiamava il popolo a radunarsi, trasformavano ogni rintocco in un ricordo vivo della passione che aveva animato la costruzione.

La genesi della Chiesa di Sant’Antonio affonda le radici in un impegno burocratico e amministrativo iniziato ben prima del 1934. Una delibera comunale del 1931, testimonia il lungo e meticoloso processo per l’acquisizione del terreno, con espropriazioni e liquidazioni necessarie a garantire il suolo su cui sarebbe sorto l’edificio sacro che già esisteva, andava ampliato.

E poi, la partecipazione collettiva. Le cronache dell’“Eco di Capocolonna” riportano con le offerte che hanno reso possibile la realizzazione della chiesa. La Signora D. Ida Blotta Covelli, che donò ben 200 Lire per una delle cinque finestre, e Lauretta Piro con le sue 90 Lire, sono solo alcuni esempi. Giuseppe Maria Cavaliere fu Pasquale contribuì con 110 Lire per gli arredi sacri, mentre gesti più insoliti ma ugualmente significativi, come il dono di un “grosso maiale” da parte di Maida Francesco, mostrano la varietà e la generosità che animavano la raccolta fondi. Completarono l’opera le due finestre offerte da Gaetano Di Lascio, a testimonianza di una solidarietà diffusa.

La Chiesa di Sant’Antonio non è solo un edificio, ma un monumento alla fede e allo spirito indomito di una comunità che, mattone dopo mattone, ha saputo costruire un luogo di culto e un faro di speranza.

Il rosone

Il rosone che adorna la facciata della Chiesa di Sant’Antonio presenta una suggestiva vetrata: vi è raffigurato il Santo con il Bambino in braccio, un’effigie impreziosita da gigli e dal Vangelo posto sul petto del Santo. Questa pregevole opera fu realizzata negli anni ’90 dalla Pia Società San Gaetano, durante il periodo in cui Don Giorgio De Antoni ricopriva l’incarico di parroco.

All’interno della Chiesa, la statua di Sant’Antonio, un punto di riferimento per la devozione locale, risale al 1985. La sua realizzazione fu voluta da Don Marcello e dalle donne della Parrocchia di Sant’Antonio, testimoniando un profondo legame della comunità con il proprio patrono. Le campane, per un tempo tolte dal campanile, furino fatte restaurare, e furono ricollocate sotto la guida di Don Severino Bettega.

La guida spirituale della Chiesa ha visto un passaggio significativo prima degli anni ’60. L’ultimo sacerdote a guidare la chiesa sotto l’egida diretta della Diocesi fu Don Ciccio Rocca. Successivamente, il Vescovo Pietro Raimondi, in virtù della sua conoscenza personale con il fondatore Don Ottorino Zanon, affidò la missione e la gestione di questa chiesa alla Pia Società San Gaetano, segnando un importante capitolo nella sua storia pastorale fino al 1997.

Danilo Ruberto

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