(VIDEO) Naufragio di migranti, Ceraso: «Le persone vanno salvate, guai se non fosse così»

Cutro – Un pezzo del caicco Summer love insieme ad oggetti raccolti sulla spiaggia: zaini, pigiamini, scarpe, biberon, una mela. Oggetti quotidiani di famiglie normali, di colpo scomparse, inghiottite...

A cura di Redazione
27 febbraio 2024 08:30
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Cutro – Un pezzo del caicco Summer love insieme ad oggetti raccolti sulla spiaggia: zaini, pigiamini, scarpe, biberon, una mela. Oggetti quotidiani di famiglie normali, di colpo scomparse, inghiottite dal mare adesso contenuti nella “Glass house” inaugurata ieri mattina a Cutro dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e dal sindaco di Cutro Antonio Ceraso durante la cerimonia promossa dalla Regione Calabria per ricordare, ad un anno esatto dalla tragedia di Steccato di Cutro, le vittime del naufragio.

«Noi come comunità abbiamo sempre avuto il senso dell’accoglienza – ha dichiarato il sindaco di Cutro Antonio Ceraso perchè siamo un popolo di migranti e abbiamo sofferto anche noi. Ma sarebbe importante che arrivassero flussi regolari, una famiglia che ha perso tre componenti dopo avere pagato venticinque mila euro per trovare la morte, invece con i flussi regolari avrebbero potuto venire con l’areo».

Intanto i familiari delle vittime di Steccato di Cutro hanno accusato le istituzioni per la promessa mancata di essere riuniti con i propri familiari ancora nei campi profughi. «Queste persone vanno salvate in ogni parte del mondo – ha continuato – poi è chiaro che se si riesce ad aiutarli laddove sono benvenga, però una volta che sono partiti vanno accolti con tutto il rispetto umano, perché guai se non fosse così, sono nostri fratelli e noi come comunità questo senso ce l’abbiamo e ce lo avremo».

«Oggi per noi non è la giornata del ricordo – ha proseguito – perchè non abbiamo mai dimenticato perché chi ha vissuto questa immane tragedia ce l’ha indelebile nella mente. Proprio per non dimenticare abbiamo creato il cimitero islamico dopo il naufragio perché la nostra comunità ha vissuto l’emigrazione e sa perfettamente che questa gente emigra per disperazione. Siamo già avanti, siamo all’integrazione degli scambi culturali perché c’è una grossa comunità islamica. Io stesso sono stato in Marocco in giugno e poi a seguito del terremoto: abbiamo avuto un momento di fraternità comune pregando ognuno con il proprio credo e abbiamo avuto la presenza anche del Console marocchino di Napoli proprio per dire che noi ci siamo come comunità non cutrese ma come comunità di ogni nazione». 

Poi è seguito poi un momento di preghiera con la comunità islamica marocchina presente a Cutro e, presso la Chiesa delle Monachelle, la giornata commemorativa è proseguita con “Orazione”, parte del “Progetto Metamorfosi”, a cura della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti che ha promosso la costruzione di strumenti musicali da parte di persone detenute nel carcere di Opera a Milano, con i legni delle barche dei migranti di Lampedusa.

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