(VIDEO) Monsignor Panzetta saluta Crotone: ''Non dimenticherò l'accoglienza di questa terra''

Monsignor Angelo Panzetta ha lasciato la diocesi di Crotone. E’stato lo stesso vescovo, durante la celebrazione della santa messa in onore di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza, alla presenz...

A cura di Redazione
30 settembre 2024 07:30
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Monsignor Angelo Panzetta ha lasciato la diocesi di Crotone. E’stato lo stesso vescovo, durante la celebrazione della santa messa in onore di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza, alla presenza delle autorità civili e locali, ad annunciare la sua partenza. Giovedì si è recato a Lecce, tornerà a Crotone per salutare l’intera comunità diocesana in un incontro che si svolgerà questa sera lunedì alle 18;30 nella chiesa di San Paolo.

Panzetta è arrivato a Crotone due mesi prima dell’emergenza Covid-19, e in quel giorno, in un gremito PalMilone si presentò salutando il suo nuovo gregge con un “Buonasera” che subito è entrato nel cuore di tutti. Nel corso di questi quattro anni ha vissuto e condiviso le sofferenze e le gioie di un territorio che ha imparato ad amare e servire con umiltà senza mai lasciarsi scivolare addosso ciò che accadeva. Lo abbiamo visto pregare davanti alle salme dei migranti morti nel naufragio di Cutro, lo abbiamo visto al fianco degli agricoltori durante le loro proteste e per le strada dopo l’alluvione, lo abbiamo visto gioire durante la festa della Madonna di Capocolonna.

Sua la scelta e l’impegno per la ristrutturazione e la messa in sicurezza della Cattedrale. Oggi lo vediamo andar via commosso. Panzetta risponde alle nostre domande con la voce rotta dall’emozione e gli occhi lucidi.

Cosa si porterà dentro di questi anni trascorsi a Crotone? Qualche giorno fa ho ascoltato le parole del Santo Padre in tv e parlava della bellezza di essere Papa. Diceva che tra le cose più belle c’è sicuramente l’opportunità di “ascoltare la testimonianza di fede della gente semplice”. Pensavo che è proprio quello che mi porto di questa esperienza. Non misuro quello che ho potuto dare io, questo lo affido a Dio ma so quello che mi porto: un tesoro pieno di testimonianza di fede.

In questi giorni stanno tornando alla luce i “soliti” problemi sui quali lei ha posto sempre tanta attenzione: dalle questioni legate all’agricoltura all’occupazione, cosa si sente di dire alla comunità? Una delle cose che ho imparato qui è che la gente sa protestare in modo civile, sa chiedere le cose senza violenza e senza creare difficoltà. A tutti dico: continuate a sperare, combattete perché quello sviluppo che c’è all’interno del territorio possa proseguire. Mi rendo conto però, anche con un po’ di distanza, guardando la città, che certo possiamo mettere pezze, ma questo territorio ha bisogno di una progettualità. 

Dobbiamo decidere cosa vuole fare Crotone in Europa perché altrimenti tutte le cose che si fanno senza un progetto vanno in ordine sparso. Qui ci sono tante iniziative, anche nei piccoli paesi della nostra provincia ci sono giovani imprenditori che hanno splendide idee che potrebbero diventare importanti, ma tutti questi fuochi di speranza hanno bisogno di un alveo in cui entrare. Fondamentale è la progettualità che non va fatta dal basso ma da chi guida la cosa pubblica. Diamoci da fare per imamginare che cosa essere, che cosa fare nel futuro, dopo aver deciso questo, indirizzando tutto nella stessa prospettiva, ci possono essere risultati positivi. Questo vale anche per la Chiesa di Crotone. Sì. Il mio desiderio, in questa fase sinodale, era quello di partorire un progetto, una Magna Carta per unificare. Il nostro è un territorio bellissimo ma il rischio è che ognuno vada per sè. Questa fatica di mettere insime le cose c’è anche a livello ecclesiale. Quello che noi chiediamo alla società civile è in realtà quello che dovremmo fare anche noi. Posso dire che questo è il “compito a casa” che lascio a chi verrà dopo di me.

Il lavoro del percorso sinodale costituisce la base su cui elaborare il progetto, questo è il sogno non realizzato con il quale io vado via da Crotone ma sono certo di aver posto in essere, insieme con tutta la comunità, le basi perché questo sogno si possa realizzare. Così come il sogno della Cattedrale, abbiamo cantierizzazioni e lavori per 12 milioni di euro. Possiamo dire che oggi la Curia è un’agenzia che porta lavoro, e questo è bello. Io sono fiero di questo, di poter dire che abbiamo sempre scelto le nostre ditte, i nostri operai, le nostre competenze, e lo abbiamo fatto perchè il lavoro deve ricadere sul territorio. Penso di poter dire che abbiamo dato un piccolo contributo alla nostra gente e credo che debba continuare ad essere così.

Cosa le mancherà di Crotone? Io conosco molto bene Lecce, è vicino casa mia, ma non so cosa troverò. So per certo che è una bella Chiesa piena di arte, fede e missionarità, ma mi sono reso conto in questi anni che qui c’è qualcosa di speciale sul piano dell’accoglianza, questo penso che non lo potrò dimenticare.

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