(Video) #MaiPiùUltimi - Mario Spanò: «Siamo chiamati ad alimentare le speranze»

Continua il nostro viaggio tra le onde di il “fil rouge” del 2024. Un viaggio cominciato durante la serata “Un anno di CrotoneOk” e iniziato con il piede giusto, confrontandoci con il S...

A cura di Redazione
25 aprile 2024 08:30
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Continua il nostro viaggio tra le onde di #MaiPiùUltimi, il “fil rouge” del 2024. Un viaggio cominciato durante la serata “Un anno di CrotoneOk” e iniziato con il piede giusto, confrontandoci con il Sole 24 Ore nella cui classifica Crotone occupa sempre gli ultimi posti. Un dibattito che, settimana dopo settimana, si sta trasformando in confronto e in tal modo, si è intrapresa la strada giusta per essere realmente utili a questo territorio. Per capire come risolvere le tante criticità del nostro territorio, e soprattutto da quali partire, e, al contempo, esaltare le nostre eccellenze, abbiamo voluto intervistare il presidente di Confindustria Crotone, Mario Spanò.

«E’ importante parlare di questi argomenti e ne approfitto per congratularmi con la redazione di CrotoneOk per ciò che state facendo. Penso che portare a Crotone il vice direttore de Il Sole 24 Ore, Jean Marie Del Bo, non sia stata una cosa semplice. Ma voi ci siete riusciti creando una serata che ci ha arricchito perchè ci ha dato la possibilità di confrontarci con persone che hanno tanto da trasferirci. Quella sera insieme a me c’era anche il presidente regionale di Confindustria, Aldo Ferrara. Insieme abbiamo commentato come fosse importante il messaggio che CrotoneOk lancia da tempo: il voler stare insieme, fare gioco di squadra. In questo modo possiamo superare le nostre criticità ed esaltare le nostre eccellenze. Cose che Confindustria Calabria sta facendo da tempo».

Quale può essere il ruolo di Confindustria nel processo di crescita del nostro territorio?
Il nostro è un lavoro che stiamo facendo da anni. Noi ci siamo battuti per l’elettrificazione della linea ferroviaria jonica, per avere il volo Crotone-Roma, con il quale possiamo collegarci con il resto del mondo, ci siamo battuti per la bonifica dell’Area Sensi sul porto, per l’ammodernamento della 106. Abbiamo portato avanti tutte queste battaglie, perchè come Confindustria riteniamo che se vogliamo sviluppare il nostro territorio e se le imprese vogliono realmente gareggiare con il resto del Paese, dobbiamo avere infrastrutture all’altezza.

Siamo ancora in grado di recuperare questo ritardo decennale sulle infrastrutture, gap che abbiamo rispetto al nord Italia ma anche rispetto alla Calabria tirrenica?
Oggi le condizioni ci sono. Le altre, sicuramente, non si fermeranno, e di conseguenza noi dobbiamo fare uno sforzo maggiore. Oggi siamo indietro agli altri e non dico che dobbiamo superarli ma almeno raggiungerli. Registriamo un’attenzione su Crotone diversa dal passato e quindi possiamo recuperare in parte gli svantaggi che stiamo vivendo. è vero sì che abbiamo un ritardo sulle infrastrutture materiali, ma possiamo lavorare su quelle immateriali.Possiamo lavorare su qualcosa di diverso?
Sviluppare un qualcosa che nonostante l’assenza di collegamenti, possa darci l’opportunità di collegamenti virtuali? Possiamo, sotto questo aspetto, sfruttare l’intelligenza artificale? Possiamo creare qualcosa di veramente utile nel momento in cui sappiamo che abbiamo criticità che nel breve tempo sarà impossibile recuperare?

Ritorniamo al concetto di fare rete. è possibile costruire un dialogo tra le associazioni di categoria e tra queste e i professionisti per far crescere questo territorio?
La rete c’è. Negli ultimi anni si è costruita una grande collaborazione tra le associazioni di categoria e gli ordini professionali, ma si ha la sensazione che qualcosa sfugga sempre. Nel senso che probabilmente anche dal punto di vista politico siamo deboli. La politica è importante, serve a sostenere le iniziative e i processi del territorio. Le associazioni da sole non bastano nonostante facciano rete. Serve qualcosa di diverso, dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo. Anche le buone idee del passato, non sembrano più attuali, non possono più aiutarci a fare questo atteso cambio di passo. Per esempio la zona Zes, che oggi è un’opportunità per noi, è cambiata, il Governo ha modificato le regole del gioco. Ma la vera problematica è un’altra: non avendo più il Corap, noi abbiamo un’area industriale oramai abbandonata. Come si può suggerire ad un imprenditore di venire ad investire a Crotone nel momento in cui mancano i servizi essenziali? Diventa molto difficile. Quindi anche quando c’è uno strumento utile, se questo non viene contestualizzato e calato sul territorio, diventa inutilizzabile e questo non succede per colpa nostra, ma perchè abbiamo problematiche di base da dover risolvere.

Quale può essere la chiave di volta per il nostro territorio? Bastano le infrastrutture?
No, non credno bastino. Sono fondamentali, importanti, ma la svolta avviene da ciò che stiamo facendo. Non può essere la rassegnazione. Noi non possiamo cavalcare le ansie ma siamo chiamati ad alimentare le speranze. Deve essere un lavoro continuo, fatto in maniera intensa, ma soprattutto dobbiamo crederci tutti, lavorarci, impegnarci ed essere fiduciosi che le cose possono cambiare. A noi basta poco, perchè al poco siamo sempre stati abituati, noi riusciamo a mantenere le nostre aziende in un tessuto economico povero. Ecco perchè basterebbe poco per fare in maniera tale che questo territorio possa decollare. E dobbiamo partire dal capire qual è la vocazione di questo nostro territorio. Per esempio se decidiamo di voler fare turismo, allora dobbiamo iniziare a fare infrastrutture, avere scuole che ci insegnino l’accoglienza del turismo. Ad oggi non abbiamo ancora molto chiaro cosa vogliamo fare ma soprattutto cosa siamo. Sento parlare di turismo, di agroalimentare, di industria. Abbiamo diversi elementi da poter utilizzare, ma io punterei su uno per poi fare sviluppare gli altri a cascata. Se non abbiamo uno strumento forte non possiamo sviluppare gli altri. Senza il primo non si può avere un fattore moltiplicatore. Se riusciamo ad individuare il nostro punto forte, allora Crotone può essere quella città che tutti noi sogniamo da anni.

Qual è il sogno di Mario Spanò?
Io sogno una città diversa, più inclusiva che possa veramente accogliere i nostri ragazzi senza spingerli ad andare fuori. Una città che possa veramente rappresentare quello che è: una città stupenda, di cui essere orgogliosi. Una città in cui tutti e tutti insieme si lavori per esaltarne le eccellenze e risolverne le criticità.

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