(Video) - L'ultima intervista di Gianni Fusto: il Columbus, i suoi clienti e una storia che fa rima con Crotone

Crotone – Ieri sera Gianni Fusto ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nei cuori di chiunque l’abbia conosciuto.Abbiamo deciso di celebrare quest’...

A cura di Redazione
04 novembre 2024 18:45
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Crotone – Ieri sera Gianni Fusto ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nei cuori di chiunque l’abbia conosciuto.
Abbiamo deciso di celebrare quest’uomo che è stato un pioniere della ristorazione sul lungomare di Crotone, ripubblicando la sua ultima intervista rilasciata a CrotoneOk.

Durante le feste natalizie dello scorso anno siamo voluti andare a trovarlo, per farci raccontare parte di questa storia e lui, disponibile come sempre, ci ha aperto lo scrigno dei ricordi, con gli occhi un po’ umidi di chi quella storia l’ha fatta, di chi l’ha vissuta e di chi, anche solo per un attimo, ne è stato testimone.
Oggi vi riproponiamo quell’intervista per condividere i suoi ricordi e questa stupenda storia.

Se c’è un locale che a Crotone fa rima con Lumgomare, con estate e con ricordi questo è il Columbus. Era il 1978 quando Gianni Fusto alzò per la prima volta la saracinesca di quel locale che, da lì a breve, sarebbe diventato il simbolo dell’estate crotonese.

Il gelato del Columbus, il tavolino sul lungomare, l’appuntamento tradizionale prima e dopo la discoteca. Negli anni ’80 il Columbus è stato il locale dell’estate crotonese, quel locale frequentato anche dai vip in vacanza sul nostro litorale.
Valentino, Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla sono stati seduti su questi tavolini a sorseggiare il caffè o a gustarsi il gelato.

Per Gianni Fusto il Columbus è stata la sua vita, una storia che è diventata la storia della sua famiglia, una famiglia llargata che, oltre i parenti stretti, abbracciava anche i clienti, creando un atmosfera unica in cui tutti si sentivano a proprio agio.

Zio Gianni, come molti ragazzi ed ex ragazzi amavano chiamarlo, era sempre lì, dietro il bancone o, gli ultimi anni, seduto al tavolino. Un carattero duro, da lavoratore, forse anche un po’ burbero, ma con quel sorriso sincero che quando si accendeva illuminava tutto ciò che aveva intorno.

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