Tufolo-Farina contro nuovi alloggi: area verde a rischio, ordine professionale conferma irregolarità urbanistica

Comitato e Ordini tecnici si oppongono al progetto che trasforma verde pubblico in edificabile, chiedendo tutela e riqualificazione

A cura di Redazione
06 agosto 2025 09:50
Tufolo-Farina contro nuovi alloggi: area verde a rischio, ordine professionale conferma irregolarità urbanistica -
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Il Comitato Tufolo-Farina si mobilita con forza contro il progetto di costruzione di 24 nuovi alloggi (o forse più) in via Israele, nel quartiere più popoloso di Crotone. A sostegno della protesta non ci sono solo le voci dei residenti, ma anche i pareri ufficiali dell’Ordine degli Ingegneri e dell’Ordine degli Architetti della provincia, che confermano come l’area interessata sia destinata a verde pubblico secondo il Piano Regolatore Generale (PRG) vigente.

I pareri tecnici, inviati all’amministrazione comunale dal Comitato, ribadiscono che il Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP) approvato con la delibera n. 325 del 10 luglio 2025 rappresenta una vera e propria variante urbanistica, in contrasto con la destinazione originale e senza le necessarie procedure di approvazione e trasparenza pubblica.

Le criticità principali segnalate dagli Ordini professionali sono:

  • Il cambio di destinazione d’uso da verde pubblico ad edificabile senza approvazione consiliare;
  • La mancanza di coerenza urbanistica e di misure compensative per aree verdi o viabilità alternativa;
  • L’assenza di motivazioni che giustifichino l’impossibilità di localizzare gli alloggi in altra area;
  • L’inadeguatezza della delibera comunale come strumento per approvare il progetto.

Il Comitato Tufolo-Farina denuncia che questa operazione rischia di trasformare il quartiere in un “dormitorio urbano”, privo di spazi verdi essenziali per il benessere, la socialità e la sicurezza dei cittadini. Per questo motivo, viene lanciata una petizione popolare e un appello a tutti i consiglieri comunali affinché si impegnino a difesa degli interessi collettivi.

«Non si tratta solo di una questione tecnica, ma della qualità della vita di un’intera comunità» – sottolinea il Comitato – «Chiediamo una città a misura di persona, con spazi di aggregazione e rispetto per l’ambiente, non solo metri cubi di cemento».

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