Naufragio di migranti, l'Arcivescovo Panzetta: «Il nostro destino dipende da come avremo trattato gli affamati»

«Intorno a noi si deve creare un clima di accoglienza, fraternità, rispetto ed amicizia». A dirlo è l’Arcivescovo di Crotone-Santa Severina monsignor Angelo Raffaele Panzetta, in occasione della Via C...

A cura di Redazione
20 febbraio 2024 09:00
Naufragio di migranti, l'Arcivescovo Panzetta: «Il nostro destino dipende da come avremo trattato gli affamati» -
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«Intorno a noi si deve creare un clima di accoglienza, fraternità, rispetto ed amicizia». A dirlo è l’Arcivescovo di Crotone-Santa Severina monsignor Angelo Raffaele Panzetta, in occasione della Via Crucis che si è svolta domenica scorsa a Steccato di Cutro, lì dove il 26 febbraio dello scorso anno si è consumata un’immane tragedia con quasi cento vittime certificate, dispersi e persone rimaste sole.

Riti della Croce che hanno chiamato sulla spiaggia del crotonese diverse persone, non solo per pregare per le vittime, ma anche per i superstiti, affinchè tragedie del genere non accadano mai più [leggi qui il nostro servizio].

«Questa Via Crucis è anche un segno di speranza – sono le parole del presule –  Noi siamo qui non come persone senza luce di futuro. Siamo qui per camminare dietro la croce del Signore che ha avuto un esito luminoso; per camminare dietro una croce che per noi è fiorita nella Pasqua. Però, insieme con il Signore, noi dobbiamo fare la nostra parte».

 Sul versante della criminalità, monsignor Angelo Raffaele Panzetta ha aggiunto: «La dinamica è sempre la stessa. La sete di denaro e di potere che costituisce la vera tentazione. Esse producono, infatti, lo sfruttamento della povertà dei migranti; produce lo sfruttamento del nostro territorio; produce gran parte della crisi ecologica che abbiamo; produce l’erosione della speranza. La comunità cristiana è una comunità educante, e noi dobbiamo formare, creare, prevenire, creando negli uomini, nelle donne e, soprattutto, nei giovani, una cultura antimafiosa e quindi di giustizia, di legalità di promozione della dignità».

Sulla posizione della Cei, contro l’iniziativa del Governo italiano di mandare i migranti in Albania, ha così replicato:  e dopo un anno non abbiamo imparato nulla. «Noi drammaticamente constatiamo che le logiche non sono cambiate, che la prospettiva con la quale si affrontano questi problemi è sempre quella degli egoismi particolari; e negli egoismi particolari non si riesce mai a guardare il bene comune. Noi siamo qui per gridare con forza che la fraternità universale, la fraternità inclusiva che il Vangelo ci chiede, è l’unica strada per affrontare questi problemi».

Mille persone, provenienti dalle parrocchie dell’Arcidiocesi, hanno seguito la Via Crucis dietro una croce realizzata con i legni della barca naufragata a Steccato.

«L’arrivo dei migranti soprattutto quelli che hanno desiderio di lavorare di riscattarsi, di vivere dignitosamente, costituisce una prospettiva di benessere per il nostro territorio. Ci vuole una lungimiranza per progettare le cose e ingenerare un cambiamento di mentalità. Però, io ritengo che quello che il Santo Padre va dicendo dall’inizio del suo pontificato è che un’immigrazione controllata, per quanto vuoi regolare, costituisce un grande arricchimento per i popoli e per i territori. Io penso che questo sarebbe utile a rendere attrattivo il nostro territorio per le persone che hanno voglia di lavorare, hanno creatività hanno studi opportuni per diventare una risorsa. Io penso che sia una cosa importante».

L’Arcivescovo ha impartito la benedizione finale sulla spiaggia di Steccato di Cutro: «Il Vangelo di Matteo dice chiaramente che noi saremo giudicati, il nostro destino eterno dipende da come avremo trattato gli ignudi, gli affamati e assetati i carcerati. Su questo ci giochiamo la vita. Io penso che quella pagina sia normativa per tutti. Chi vuole essere cristiano deve fare i conti su questo, perché l’esame finale della nostra vita sarà sull’accoglienza dei poveri. Quindi lì ci giochiamo tutto. Guardando questo mare dobbiamo batterci il petto tutti».

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