(VIDEO) Modello Crotone: la Dante Alighieri chiude i corsi di italiano, esempio di integrazione viva
Il “Modello Crotone” della Dante Alighieri: corsi di italiano, accoglienza e comunità per un’integrazione reale nel cuore di Crotone
Si è tenuta ieri mattina, nella Sala Consiliare del Comune di Crotone, la cerimonia di consegna degli Attestati ai partecipanti dei corsi di lingua italiana organizzati dalla Società Dante Alighieri. Presenti il Sindaco Vincenzo Voce, la Responsabile nazionale del Progetto migranti della Dante, Raffaella Fiorani, e la presidente del comitato crotonese Antonella Cosentino. La stanza era gremita di migranti, rappresentanti delle associazioni, Confcommercio e tanti cittadini che hanno sostenuto il progetto.
I corsi, svolti nel cuore del centro storico, hanno rappresentato molto più di semplici lezioni: sono diventati un modello di accoglienza, orientamento e inclusione, grazie a 160 ore di formazione suddivise in due moduli da 40 ore ciascuno per i livelli pre A1 e A1-A2.
«È stata un’esperienza splendida, una sfida nella quale ci siamo lanciati accogliendo questo progetto che è stato varato dalla Dante Nazionale, un’idea del Presidente Andrea Riccardi, finanziata proprio dalla Dante», ha raccontato la presidente Antonella Cosentino. «Abbiamo potuto erogare questi corsi per chi non diceva una parola di italiano e ora parla, comunica, scrive i propri pensieri. Siamo felici di questo. Siamo partiti con la Caritas e abbiamo avuto il supporto di tutte le associazioni che fanno accoglienza ai migranti. C’è stato un dialogo continuo, si è creata una rete. Anche alcune imprese sono state attente, accogliendo studenti per gli stage di orientamento al lavoro. La città ha risposto bene e di questo siamo davvero contenti. Queste persone hanno trovato accoglienza, amicizia, tornano volentieri anche dopo la fine dei corsi. Se qualcuno non riusciva a sostenere il test finale, lo richiamavamo e tornava di sua iniziativa. La Dante Alighieri è diventata per loro un luogo di casa.»
Un messaggio rafforzato da Raffaella Fiorani: «Sì, cambia le vite delle persone e cambia anche i rapporti all’interno di un territorio. Persone che sanno esprimersi possono capire i diritti e i doveri, inserirsi nel tessuto sociale e affrontare le necessità della vita quotidiana in un modo diverso: le donne possono parlare con le maestre dei figli, gli uomini comunicare sul posto di lavoro. Sapere l’italiano significa conoscere le nostre convenzioni, ma anche saperli accogliere meglio per arrivare a una convivenza che ci faccia cogliere il valore delle differenze.»
Il progetto ha coinvolto 40 studenti provenienti da Camerun, Somalia, Nigeria, Etiopia, Tunisia, Pakistan, seguiti dai docenti Teresa Lamanna e Corina Trasca, sostenuti da enti, cooperative, aziende come Gerardo Sacco, l’allevamento ovino, Salvatore Perri e la Camera di Commercio di Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia. Non sono mancati momenti di orientamento, stage, visite guidate, persino un corso di fotografia con mostra finale.
Fondamentale il contributo della Caritas, di realtà come Baobab, Prociv Arci, Provic Isola di Capo Rizzuto, Kroton Community, Agorà Kroton, e della Polizia di Stato, rappresentata da Lorenzo Manna del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
In un tempo in cui l’integrazione è spesso solo uno slogan, il “Modello Crotone” dimostra che farla vivere è possibile.