Il Premio Dodò Gabriele a chi ha denunciato la 'ndragheta e ai testimoni di giustizia: "Siate liberi"
Crotone – Una giornata dedicata alla legalità questa mattina, con una santa messa alle ore 17,00 presso la Chiesa di Santa Rita, per stare insieme ai ragazzi e condividere con loro le testimonianze di...

Crotone – Una giornata dedicata alla legalità questa mattina, con una santa messa alle ore 17,00 presso la Chiesa di Santa Rita, per stare insieme ai ragazzi e condividere con loro le testimonianze di chi ha deciso di denunciare la ndrangheta. Con loro ci sono stati anche dei testimoni di giustizia questa mattina presso l’aula magna dell’Istituto Ciliberto-Lucifero di Crotone, guidata dal dirigente Girolamo Arcuri, nella prima edizione premio Dodò Gabriele, che i genitori del bambino ucciso dalla mano della Ndrangheta e che si è spento il 20 settembre del 2009, proprio tredici anni fa.
“Un premio al merito e spero che questa giornata diventi una giornata di educazione, legalità e cultura – ha detto papà Giovanni – vogliamo continuare con questo premio ricordando Dodò che non è fisicamente presente ma è qui con noi. Non è difficile denunciare la ndrangheta, è l’unica strada da percorrere, perchè non ti fanno andare avanti e dobbiamo avere fiducia nello stato”. La cerimonia della consegna dei premi è stata introdotto dalla lettura della storia di Dodò Gabriele, dal libro del giornalista Bruno Palermo “Al posto sbagliato”, letta dall’attore crotonese Francesco Pupa.
Dodici anni fa, in una sera del 25 giugno, il vile gesto, sui campi Macrillò a Margherita, n cui venne tolta la vita ad un bambino che giocava a calcetto, spezzandone altre, lasciando un vuoto che è diventato memoria, impegno. Amava la sua Juventus e Del Piero, e a scuola eccelleva ricevendo anche un premio:
“E’ vero che ci vuole coraggio a denunciare la ndrangheta ma si deve fare – ha aggiunto mamma Francesca – non si può sempre piegare la testa, bisogna reagire. Tante cose sono cambiate da quando è morto Dodò, vedo Crotone più libera anche se la paura c’è, ma dobbiamo avere fede e coraggio, credendo nei valori della vita”
Alla cerimonia, a cui hanno preso parte le autorità civili e militari, un attestato di stima e riconoscenza a Gaetano Saffioti, imprenditore coraggioso che dopo aver a lungo subito le angherie della ‘ndrangheta, si è ripreso la sua libertà denunciando, poi a Tiberio Bentivoglio e Enza Falsone, per il coraggio nell’aver detto per anni no al pizzo, no al racket e no alla violenza, a Rocco Mangiardi, di Lamezia Terme, che non ha licenziato uno dei suoi dipendenti per poter pagare 1,200 euro di pizzo alla criminalità, e che ha denunciato nonostante l’offerta di diventare ricco se avesse taciuto.
Tra i premiati anche la Cooperativa Terre Joniche Libera Terra che da qualche anno cura dei beni confiscati alla mafia facendo dell’agricoltura biologica e turismo responsabile, offrendo un lavoro retribuito e libero. E poi un premio al bisettimanale il Crotonese, per aver raccontato negli anni il territorio, da un’iniziativa di Domenico Napolitano nel 1980.
“Possiamo restare, ha detto agli studenti Rocco Mangiardi, quando ho denunciato sono venuti i parenti di queste persone dicendomi che se non avessi testimoniato sarei diventato il più ricco di Lamezia Terme. Ho detto no e sono contento di averlo fatto. Se avessi dato il pizzo di 1.200 euro avrei dovuto licenziare un mio dipendente, e non ho pagato. E, facendo un calcolo, per ammazzare una persona la ndragheta spende 20 mila euro. 25 euro in trasferta. Pagando il pizzo avrei pagato l’omicidio di una persona ogni due anni”.
La mattinata, moderata dalla giornalista Francesca Travierso, si è conclusa con un lungo applauso per Dodò e tutti i testimoni di giustizia. Il primo cittadino Vincenzo Voce, inoltre ha accolto l’invito di dedicare una struttura crotonese a Dodò Gabriele. (da sinistra nella foto: Francesco Pupa, Giuseppe Pipita il Crotonese, Tiberio Bentivoglio, Raffaella Conci Terre Joniche, Giovanni Gabriele, Francesca Gabriele, Gaetano Saffioti, Rocco Mangiardi).
Danilo Ruberto