(VIDEO) Ieri l’ultimo saluto a Don Gino: piazza Duomo gremita per il vescovo dal cuore buono
Piazza Duomo colma di fedeli per l’addio a Don Gino, il vescovo dal “cuore grande” ricordato con emozione da monsignor Parisi
Una piazza gremita ha salutato ieri per l’ultima volta monsignor Luigi Cantafora, per tutti semplicemente “don Gino”. Una folla commossa ha accompagnato il feretro fino a piazza Duomo, tra canti e preghiere. La bara, di legno semplice, sormontata da una palma posata con grazia, raccontava già da sola la sua personalità: sobria e autentica, proprio come lui.
A presiedere l’eucaristia è stato monsignor Alberto Torriani, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, che in apertura ha ricordato quanto bene don Gino avesse seminato nel corso della sua vita. A concelebrare c’erano, tra gli altri, monsignor Serafino Parisi, vescovo di Lamezia Terme e confratello di don Gino ai tempi della diocesi di Crotone, monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e presidente della Conferenza Episcopale Calabra, monsignor Antonio Staglianò, presidente dell’Accademia Pontificia, monsignor Vincenzo Calvosa, vescovo di Valle della Lucania, monsignor Leonardo Bonanno, vescovo emerito di San Marco Argentano-Scalea, e monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo emerito di Campobasso-Boiano.
Presenti anche numerose autorità civili: il prefetto di Crotone Franca Ferraro, il sindaco di Crotone Vincenzo Voce, il sindaco di Lamezia Mario Murone, il vicepresidente della provincia Fabio Manica, il sindaco di Cutro Antonio Ceraso e il vicesindaco di Conflenti Federico Gallo, comunità molto legata personalmente a don Gino. Il cordoglio è arrivato anche da Roma, con un messaggio del Papa, e dall’Istituto Teologico Calabro.
L’omelia è stata affidata a monsignor Parisi, visibilmente commosso. “Celebriamo il suo incontro con Dio, non solo la sua vita”, ha detto, ricordando che don Gino stesso avrebbe voluto che questo momento fosse prima di tutto un atto di fede, più che una narrazione delle sue opere, pur immense. “Aveva un difetto: aveva il cuore troppo buono”, ha aggiunto Parisi, suscitando un lungo applauso.
Il vescovo di Lamezia ha poi ripercorso le tappe fondamentali del ministero di don Gino: gli anni giovanili nella diocesi di Crotone, l’impegno nell’Azione Cattolica e nello scoutismo, l’incontro con il Cammino Neocatecumenale, vissuto come un potente strumento di evangelizzazione, soprattutto tra i giovani e i lontani, e infine gli anni dell’episcopato a Lamezia Terme, caratterizzati da una particolare attenzione alla formazione dei sacerdoti più giovani, alla cura della liturgia e al canto. “La povertà più grande è la mancanza di cura per i giovani”, ricordava spesso don Gino, e queste parole – ha sottolineato Parisi – restano come un testamento spirituale da custodire.
A rendere ancora più solenne la celebrazione è stato il coro e l’orchestra interdiocesana diretta dal maestro Attilio Lorenti. I catecumeni, da lui voluti a Crotone “con la missione di annunciare il kerigma”, hanno accompagnato il feretro fino in piazza Duomo con i loro canti, in momenti separati da quelli del coro. Parisi ha ricordato anche le sorelle di don Gino, in particolare la gemella Pina, che si sono prese cura di lui fino alla fine.
La comunità di San Domenico lo ha salutato ricordando il suo instancabile servizio alla gente, “dai garage di via Libertà alla chiesa”, come intuì monsignor Giuseppe Agostino quando decise di costruire una nuova parrocchia. Don Gino, ha sottolineato Parisi, “non ha mai bilanciato le sue sofferenze sugli altri” e lavorava instancabilmente, “anche di notte”, per la sua gente.
Alla fine della celebrazione, i sacerdoti hanno portato a spalla il feretro tra due ali di folla. Non un semplice addio, ma un commosso atto di riconoscenza verso un uomo che ha lasciato un segno profondo e che, come ha detto Morrone, “resta un esempio di fede operosa e di amore per il Vangelo”.