Festa di Sant'Antonio a Crotone: il Vescovo Torriani invita alla gratitudine, con la "conversione della testa e dei pensieri"

È una parrocchia che ha vissuto tante epoche sociali, immersa nella Marinella di Crotone, tra i vecchi magazzini di grano, poi trasformati in autocarrozzerie, oggi circondata da palazzi. Una parrocchi...

A cura di Redazione
14 giugno 2025 09:00
Festa di Sant'Antonio a Crotone: il Vescovo Torriani invita alla gratitudine, con la "conversione della testa e dei pensieri" -
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È una parrocchia che ha vissuto tante epoche sociali, immersa nella Marinella di Crotone, tra i vecchi magazzini di grano, poi trasformati in autocarrozzerie, oggi circondata da palazzi. Una parrocchia che ha attraversato il tempo, restando un punto fermo.

In questi giorni ha vissuto, tra gigli e preghiere, la tradizionale tredicina in onore di Sant’Antonio, conclusasi ieri sera con la Messa solenne all’aperto, sul sagrato, presieduta per la prima volta dal Vescovo di Crotone, Monsignor Alberto Torriani.

Hanno concelebrato il parroco don Vito Spagnolo, don Massimo Riganello segretario del vescovo, fra Daniele, giunto da Montepulciano, e i diaconi Salvatore Ferro, Antonio Barone e Giuseppe Carmine Taverna. Accanto all’altare, la grande statua del santo, realizzata e portata a Crotone nel 1985 per volontà delle donne della parrocchia. Accanto alla statua, una rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri. Nell’assemblea, tra i presenti, il sindaco di Crotone Vincenzo Voce e il vicepresidente della Provincia Fabio Manica.

I canti del coro parrocchiale e le chitarre di Loredana e Rachele hanno accompagnato la celebrazione, durante la quale il Vescovo ha offerto la sua riflessione tratta dalla prima lettura. Ma all’inizio della celebrazione, il presule ha salutato la comunità con queste parole: “Una gioia non trattenuta ma condivisa è una certezza dei cristiani: sentirsi voluti bene anche quando i passi sono incerti, anche quando fanno da padrona la volgarità delle parole e dei gesti., è questa certezza”.

Nell’omelia, partendo dalla Prima Lettura, il Vescovo ha ricordato la figura di Sant’Antonio: “Povero con i poveri, innamorato di Cristo, non ha mai predicato sé stesso ma Gesù Cristo risorto, e lo ha fatto con passione, tanto da farsi chiamare Santo dei miracoli. La sua predicazione era forte, capace di convertire i cuori. Non è un santo da immaginario o da folklore, ma scuote. Ha vissuto fino in fondo le parole di San Paolo: ‘Siamo schiacciati ma non tribolati, siamo vasi di creta, ma dentro questa creta pulsa la vita del Risorto’.”

“La nostra vita è come un tesoro in vasi di creta. Invito questa comunità e ciascun cristiano ad accettare la creta, cioè la ferialità, la normalità di una vita. A contagiare la gratitudine, cioè vivere in perenne stato di gioia, per custodire questo grande tesoro che è la Parola del Risorto. Questa è la testimonianza che ci ha lasciato la vita di Antonio.”

“A voi dico di custodire il tesoro della carità vissuta, la giustizia cercata, il Vangelo accolto ogni giorno. Antonio ha incarnato questo tesoro, diventando lui stesso Parola incarnata.”

“La santità non è perfezione. Nel Vangelo non c’è scritto che i cristiani debbano essere eroi, ma santi sì. È umiltà abitata da Dio. Anche Antonio non ha brillato sempre, ma ha lasciato che Dio brillasse in lui. Questa parrocchia deve lasciare che Cristo brilli in questa comunità.”

“Contagiare la gratitudine. La vita di Antonio è un canto di gratitudine, chi lo incontrava si sentiva benedetto. Anche noi possiamo vivere non per lamentarci, ma per contagiare speranza senza chiuderci. Vi lascio con questo impegno: contagiare la speranza.”

“Una parrocchia vaso di creta, testimone di fraternità”

Dopo la Messa, abbiamo parlato con il presule, ricordando anche il percorso della comunità parrocchiale, che in passato ha offerto, insieme ai religiosi della Pia Società San Gaetano, un servizio concreto alla comunità Rom e slava, chiamandoli “fratelli rom” e “fratelli slavi”.

“Ciascun cristiano, se fa verità di sé stesso, si accorge che questo immenso tesoro che è l’annuncio del Vangelo è contenuto in una vita fragile, a volte anche impotente. Rispetto a questo grande mistero, la nostra esistenza sembra smisurata, priva di misura. Ecco, credo che questo sia l’affidamento che ciascun fedele deve fare alla Parola di Gesù.”

“Chiamare fratelli tutti non è semplice, non lo è per niente. Chiedo una conversione del cuore, della testa, dei pensieri e anche dello sguardo. Non è solo la festa che ci deve spingere a incontrare il Signore, ma il Vangelo di Gesù risorto che fa Chiesa, che fa comunità, che fa umanità.”

“Se uno entra in questa Parola, si accorge che la sua umanità è redenta, fiorita, rinata, capace di generare gratitudine, sostenere speranza, e di essere creativa nella carità.”

La preghiera finale e la benedizione con la reliquia

Al termine della celebrazione, dopo la preghiera al santo, don Vito ha ringraziato il Vescovo Torriani per “l’abbraccio alla comunità“, i presenti, i carabinieri, la Questura di Crotone e il Questore Renato Panvino, che ha voluto un momento di preghiera presso la Questura durante la processione del santo.

Un ringraziamento anche ai membri del comitato, ai volontari e all’intera comunità parrocchiale. La serata si è conclusa con la benedizione solenne impartita dal Vescovo con la reliquia del Santo dei miracoli, mentre il coro intonava “Salve o santo”.

Danilo Ruberto

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