Corigliano-Rossano, l'impresa come maestra di cultura con Amarelli
Amarelli porta la sua esperienza storica e identitaria a Fabbrica Futuro di Napoli
Corigliano-Rossano – Educare al gusto, prima ancora che venderlo. È questa la nuova frontiera della cultura d’impresa italiana; una missione pedagogica che le aziende enogastronomiche, da Nord a Sud, sono chiamate ad assumere come dovere verso un Paese come l’Italia che per antonomasia è terra di eccellenze. E proprio la Fabbrica di Liquirizia Amarelli, simbolo internazionale della Calabria identitaria e produttiva, ne ha offerto l’ennesima testimonianza partecipando alla tavola rotonda promossa da Fabbrica Futuro dedicata all’Industria Alimentare, svoltasi il 21 ottobre scorso a Palazzo Partanna di Napoli, sede dell’Unione Industriale partenopea.
IL MADE IN ITALY DEVE EDUCARE, NON SOLO ESPORTARE
Il Made in Italy – ribadisce Pina Mengano Amarelli, Cavaliere del Lavoro e Presidente del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli intervenuta all’importante confronto nel capoluogo campano – non può limitarsi a esportare: deve imparare a immergersi nei mercati, a dialogare con le culture di consumo senza snaturarsi. - Un concetto che riassume la filosofia della storica factory di Corigliano-Rossano dove produrre significa anche raccontare, trasmettere, costruire alfabetizzazione sensoriale e consapevolezza nei consumatori globali. In un contesto sempre più competitivo, dove l’imitazione dei prodotti italiani da parte delle multinazionali è una minaccia reale, le imprese del gusto diventano ambasciatrici di verità, qualità e cultura.
I DATI DEL TURISMO DEL GUSTO: LA LEZIONE DELLA PUGLIA
Lo confermano anche i dati sul turismo enogastronomico italiano presentati da Roberta Garibaldi, Presidente di AITE, in occasione del TTG Rimini 2025. La Puglia, insieme alla Toscana, è oggi la regione più riconosciuta dagli italiani per l’offerta enogastronomica (41%), registrando un +11% di crescita rispetto al 2019. Il 70% dei visitatori sceglie ristoranti tipici, il 46% mercati e botteghe, il 45% eventi legati al cibo; il 36% acquista direttamente in azienda. Numeri che dimostrano come la cultura del cibo diventi, ovunque, uno strumento di educazione alla qualità e di sviluppo sostenibile. Quello pugliese – osserva Lady Liquirizia – è un modello di collaborazione virtuosa tra istituzioni e imprese. La Calabria, con la sua biodiversità e le sue produzioni d’eccellenza, può e deve muoversi nella stessa direzione.
DIGITALIZZAZIONE E DATI: IL NUOVO CAPITALE DELLE IMPRESE
L’incontro napoletano, raccontato anche da Parole di Management, ha acceso i riflettori sulle sfide della transizione digitale e della cultura dei dati. Essere Data Driven – è emerso dal dibattito – significa scegliere in base a informazioni reali e tempestive, migliorando efficienza, sostenibilità e competitività. È una rivoluzione silenziosa, che richiede visione e investimenti ma che restituisce valore al sistema Paese. In questo scenario – ricorda in conclusione Pina Amarelli - la liquirizia di Calabria diventa metafora di un modello produttivo fondato sulla conoscenza, capace di unire tradizione e innovazione, memoria e futuro.
AMARELLI, L’IDENTITÀ CHE SI FA IMPRESA
Fabbrica Futuro, che lo scorso anno aveva scelto proprio Amarelli come cornice di uno dei suoi incontri nazionali, continua a considerarla una case history esemplare di cultura d’impresa mediterranea. Dal museo all’archivio storico, dalle collaborazioni accademiche ai progetti internazionali, l’azienda calabrese continua a dimostrare che la vera sfida del Made in Italy non è soltanto economica, ma educativa per insegnare al mondo che la qualità è un atto di civiltà. – (Fonte: Amarelli Srl/Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli – Lenin Montesanto/Contenuti Strategie & Lobbying).