#8marzo - Donne e lavoro… per qualcuna sono rose per altre solo spine
– Donne e lavoro, un binomio davvero difficile soprattutto in una terra come la nostra. Eppure tante giovanissime e meno giovani hanno avuto l’occasione di conciliare studio, lavoro e famiglia...

#8marzo – Donne e lavoro, un binomio davvero difficile soprattutto in una terra come la nostra. Eppure tante giovanissime e meno giovani hanno avuto l’occasione di conciliare studio, lavoro e famiglia. Quando l’Abramo Cc ha iniziato l’attività su Crotone proprio le donne sono state le prime a cogliere l’ opportunità di un lavoro che seppur non ancora stabile – le assunzioni avvennero nel corso del tempo – dava loro la possibilità di orari flessibili e stipendi dignitosi. Nel corso del tempo quelle donne sono diventate pilastri di quell’azienda. Sono diventate adulte, molte di loro sono mamme, molte di loro hanno realizzato sogni ora però hanno paura.
Vi raccontiamo le storie di quattro lavoratrici Abramo.
Una dipendente, oggi quarant’enne, ha iniziato il proprio percorso nel 2003. Cinque anni a progetto e poi, dal 2008, a tempo indeterminato. “Abramo secondo me chiude, perché Tim non ha nessun interesse, non essendo più totalmente italiana, a dare lavoro ad un azienda sul territorio nazionale. Ci può salvare solo un miracolo”.
Per le donne crotonesi, e soprattutto per le ragazze, Abramo a Crotone ha rappresentato tutto: “Per me che sono entrata dopo essermi diplomata, l’Azienda Abramo mi ha fornito la possibilità di un part time nella mia città, anche in previsione di una famiglia, che poi è diventata l’unica fonte di reddito“. Poi ha continuato: “Col mio stipendio mantengo i miei figli, e sono monoreddito e anche divorziata, quindi si capisce bene cosa succede se chiude l’azienda“.
Abramo non è solo un’azienda “ma l’unica fonte di reddito della città. A venti anni trovare lavoro qui a Crotone è un lusso. Ma ora a quarant’anni, nonostante i ventuno anni di esperienza chi ti assume?“, si chiede la dipendente Abramo.
“Siamo tutti stanchi di stare in questo limbo, sia noi lavoratrici che i colleghi lavoratori. Continuano a chiedere professionalità che stiamo garantendo nonostante tutto“. Lasciare la propria terra significherebbe un’altra emorragia di posti di lavoro, e valige pronte: “Per la donna è un aiuto economico in famiglia, ci permette l’indipendenza. Nel mio caso, perdendo questo lavoro, dovrò appellarmi all’aiuto della mia figlia, per le spese della casa e dei figli. Abramo fa girare l’economia a Crotone, parliamoci chiaramente, in questo momento ci sentiamo come i musicisti del Titanic che continuano a suonare nonostante il transatlantico stia affondando. Cerchiamo di dare il massimo nonostante abbiamo l’animo a pezzi, sono tre mesi con otto giorni di cassa integrazione, e non sapremo se a marzo percepiremo lo stipendio, vorremmo delle certezze sul nostro futuro. Risposte positive o negative, ma certezze. Siamo arrivati al limite“. Conclude la nostra intervista così: “Il più piccolo lì dentro ha quarant’anni, e nonostante tutta l’esperienza accumulata, trovare lavoro a quest’età la vedo molto difficile”.
Abbiamo sentito, invece, un’ex dipendente Abramo. “Sono entrata lì nel 2001 dopo gli studi. Ho fatto altri lavori, e poi sono passata in questa grande azienda, dove ho lavorato fino allo scorso anno. Ho fatto sei mesi Datel e poi siamo entrati come collaboratori, fino all’assunzione a tempo determinato“.
“Abramo ha rappresentato la svolta perchè venendo da lavori precedenti, dove soprattutto noi donne crotonesi venivamo sottopagate, l’azienda è stata la svolta perchè svolgevo il mio lavoro e venivo retribuito a livello sindacale. Lo stipendio tra uomo e donna era paritario, nessuna differenza a livello di salario“. Negli anni, la dipendente ha conosciuto tante colleghe: “Alcune diventate amiche lì dentro, poi li ho ritrovato diverse amiche. Ho conquistato la mia indipendenza a livello salariale, sono cresciuta a livello professionale, e il curriculum acquisito all’interno dell’azienda Abramo mi è servito molto. Abramo mi ha permesso di crescere sia a livello professionale e culturale. Ora lavoro per un’altra azienda”.
Conclude la nostra intervista così: “Un consiglio che voglio dare a tutti i colleghi e colleghe Abramoè di studiare: chi ha lasciato gli studi li riprenda, prima che sia troppo tardi. Chi invece pensa di aver terminato gli studi faccia un corso di formazione, perchè solo così possono trovare un altro lavoro, e non credere alle parole dette da politici e da persone che provengono dall’azienda stessa. Devono ora cambiare proprio mentalità per cambiare lavoro. Sembrerò dura ma lo dico con tutto il cuore”.
Quest’altra intervista riguarda un’altra ex dipendente: “La mia avventura è iniziata nel 2004. Si chiamava Telic, è stato un traguardo importante perchè nella realtà crotonese seppur con un contratto iniziale a quattro ore venivi retribuito bene, e per tutti quanti è stato davvero un traguardo”. Un traguardo a doppio taglio perchè, ha continuato, “ci ha fatto abbandonare tutti i sogni. Chi aveva studi, altre attività, o gli stessi sogni, ha messo tutto da parte perchè aveva una certezza economica importante”.
Abramo ha permesso “prima i piccoli lussi, come poteva essere una borsa, o andare più spesso dal parrucchiere” e poi crescendo “fare cose più concrete come una macchina, la possibilità di accendere un mutuo, di mettere su famiglia. Una presenza economica importante che ci ha fatto legare sempre più all’Abramo. Ecco perchè oggi risulta difficile accettare che possa chiudere: è stata un’azienda resa grande grazie al nostro impegno, all’impegno dei lavoratori e lavoratrici Un’azienda che ha dimenticato il lavoro di venti anni. Un lavoro ben retribuito, attenzione, questo va detto. Siamo cresciuti insieme, come una famiglia, siamo entrati ragazzi e ragazze e siamo diventati padri e madri”.
L’ex dipendente Abramo ha conosciuto l’attuale marito proprio in Abramo: “Ed è per questo che è difficile accettare che l’azienda abbia voltato le spalle ai miei ormai ex colleghi e colleghe”. La nostra interlocutrice ha lasciato un anno fa questo lavoro. “Forse la famiglia era tutta un’apparenza, e in un attimo ha voltato le spalle a migliaia di lavoratori e lavoratrici, mettendo in ginocchio non solo tante famiglie, ma l’intera città di Crotone, perchè è una tragedia che sta per abbattersi sulla città”.
Poi c’è un’altra donna, di 46 anni, mamma di un ragazzino che, tra scuola e studi, vive la sua vita come tutti i ragazzi della sua età. “Cosa posso dire di Abramo? Avendo la garanzia di un posto di lavoro sicuro, abbiamo preso anche impegni all’esterno. Mi riferisco ad un mutuo, un fitto, una casa per uscire dal nucleo familiare e formare una famiglia. L’indipendenza di Abramo ci ha permesso anche di poter divorziare, e di non dipende da nessuno. Abramo ci permette di non aver vincoli economici, e noi bene o male siamo diventate donne in modo autonomo, ci siamo emancipate nel vero senso della parola. Abbiamo usufruito dei congedi della maternità, malattia dei bambini, assegni familiari. Tutti i diritti di oggi”.
La dipendente Abramo è entrata in azienda come collaboratrice nel 2004, e dal 2008 a tempo indeterminato. “Secondo me chiude perché non vedo volontà nel trovare una soluzione differente. Ma questo non adesso, ma da tempo. Non nego che già da tempo sto guardando altro, faccio anche altri lavori per mantenere me e mio figlio, essendo separata”.
Poi la soluzione per il futuro: “Oggi mi sono messa a studiare per reimmettermi nel mondo del lavoro. Cerco di partecipare ai concorsi pubblici, con le mani nelle mani non sto. A quarantasei anni mi sono rimessa in gioco. Non ci mantiene nessuno, qualcosa dobbiamo inventarci per forza. Provengo da una famiglia dove il lavoro non lo abbiamo rifiutato, si deve cercare di portare la pagnotta a casa. Mio padre lavorava anche quattordici ore al giorno, e io ho fatto anche tre lavori contemporaneamente”.