6 settembre 1993 | i Fuochi dell'Enichem - Carmine Talarico: «E' stata una ribellione sociale»
Fuochi dell’Enichem – Fu ribattezzato il “sindaco dei fuochi“, Carmine Talarico nel 1993 era il primo cittadino di Crotone e guidò istituzionalmente la rivolta dei lavoratori dell’Enichem.Ricorda anco...

Fuochi dell’Enichem – Fu ribattezzato il “sindaco dei fuochi“, Carmine Talarico nel 1993 era il primo cittadino di Crotone e guidò istituzionalmente la rivolta dei lavoratori dell’Enichem.
Ricorda ancora quel 6 settembre 2023?

«Io ero a Roma, partecipavo all’incontro con l’Eni convocato dal Governo a Palazzo Chigi. Un incontro che con il passare delle ore diventa sempre più problematico fino alla conclusione negativa che portava alla chiusura della fabbrica».
Come si è sentito da sindaco della rivolta?
«Se non fosse stato per i lavoratori e il consiglio di fabbrica, io avrei combattuto una battagli istituzionale in assoluta solitudine, perchè non c’erano altri supporti all’iniziativa di protesta dei lavoratori. Io capì che avevo una responsabilità importante anche se non ero direttamente soggetto decisionale, ma avevo la consapevolezza di dover difendere il territorio».
Ci può descrivere com’era il clima in quel 1993?
«Penso che il 1993 possa passare alla storia, almeno per quanto riguarda il territorio di Crotone, come l’anno delle proteste operaie. Ricordo perfettamente che qualche mese della notte dei fuochi scoppiò la protesta per la Pertusola, con i lavoratori che, per protesta, portarono lo zinco davanti al Comune di Crotone, con l’occupazione simbolica delle piattaforme da parte dei lavoratori, a bordo delle paranze dei pescatori, così come il blocco dell’estrazione del metano da me realizzato come sindaco. Erano tutti segnali che poi portarono alla notte dei fuochi, la notte in cui i lavoratori dell’Enichem misero a repentaglio la propria vita per difendere il proprio lavoro».
Che ricordo ha di quella notte?
«Finita la riunione a Roma siamo partiti subito in macchina per arrivare a Crotone dove, intanto, erano iniziati i fuochi. Arrivati a Crotone, alle prime luci dell’alba, trovammo uno spettacolo desolante ed io andai ad incontrare i lavoratori che avevano passato la notte tra fuoco, fuomo e scontri con la Polizia. Erano tutti commossi, qualcuno in lacrime, non per quello che era successo, ma perchè dopo la rabbia prese il sopravvento la consapevolezza della perdita del posto di lavoro. questo aspetto, forse il più umano di questa vicenda, difficilmente lo dimenticherò. è vero che quella notte c’è stata la determinazione di questi lavoratori, ma dietro quella determinazione c’era la sofferenza della consapevolezza di una sconfitta, che non era di quei lavoratori, ma dell’intera città».
Cosa ha rappresentato secondo lei la notte dei fuochi?
«Quella lotta degli operari dell’Enichem rappresentò una ribellione sociale contro uno Stato che aveva fatto l’accordo con i grandi potentati economici dell’epoca: l’Eni, che fra l’altro, ancora oggi, detta le condizioni dello sviluppo italiqano. Eni non è un nemico di questo territorio, l’ha semplicemente colonizzato».
