I fuochi dell’Enichem: Crotone e il ricordo di un orgoglio che brucia ancora

La passione e l’ardore di quei fuochi che rappresentavano anche l’animo dei manifestanti e dei cittadini hanno segnato la storia economica della città

A cura di Redazione
06 settembre 2025 07:30
I fuochi dell’Enichem: Crotone e il ricordo di un orgoglio che brucia ancora -
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Crotone – Era il 6 settembre 1993 quando un’intera città, quasi senza preavviso, si ritrovò stretta attorno a uno degli episodi più intensi e simbolici della sua storia recente. Sul cavalcavia nord, davanti ai cancelli dello stabilimento Enichem – l’ex Montedison – centinaia di crotonesi si ritrovarono faccia a faccia con la polizia in assetto antisommossa. A separarli, una barriera umana e di ferro; oltre quella linea, i loro padri, mariti, fratelli e amici: i lavoratori dell’Enichem, asserragliati all’interno della fabbrica, in protesta contro la chiusura e l’abbandono industriale.

Fu in quella sera, scura come il momento che la città stava vivendo, che qualcosa accadde: i bidoni con il fosforo, posizionati come deterrente davanti ai cancelli, presero fuoco. Le fiamme si alzarono alte, il fumo grigio si sparse nell’aria e la rabbia esplose. Quella notte, i “Fuochi dell’Enichem” accesero ben più di un presidio operaio, accesero una coscienza collettiva, la consapevolezza di un popolo che non voleva più subire un destino segnato altrove.

A 32 anni di distanza, quel ricordo resta vivo. Resta nel racconto di chi c’era, nei volti immortalati da fotografie sbiadite, nei binari della stazione ferroviaria bloccati non solo dagli operai, ma anche da madri, mogli e figli, donne coraggiose che in quel settembre del '93 divennero simbolo di una lotta più grande. Una lotta che non si combatteva solo per il lavoro, ma per la dignità, per il diritto a rimanere e costruire un futuro nella propria terra.

Oggi, quelle fabbriche sono silenziose. I reparti sono svuotati, i muri anneriti dal tempo. Eppure, tra quelle macerie, le braci dei Fuochi dell’Enichem ardono ancora. Sono lì a ricordarci che la storia non si cancella, che ogni città ha un punto in cui è costretta a guardarsi allo specchio e a scegliere chi vuole essere.

Il 6 settembre dovrebbe essere molto più di una data sul calendario. Dovrebbe diventare la Giornata dell’Orgoglio Crotonese. Non per celebrare un passato industriale che non tornerà, ma per onorare lo spirito di chi ha lottato, per tramandare alle nuove generazioni il valore dell’impegno, dell’identità, della speranza.

Perché in quelle fiamme c’era tutta la fame di futuro di un popolo che, ancora oggi, è alla ricerca di una nuova identità. E perché l’orgoglio, come il fuoco, brucia. E non si spegne.

Oggi per ricordare quel giorno si svolgerà un evento al Museo di Pitagora (LEGGI QUI)

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