I calabresi troppo spesso costretti a curarsi altrove, i dati Gimbe
Calabria – Sempre più calabresi si curano fuori regione. Nel 2022, secondo i dati Gimbe, si rileva un saldo negativo rilevante della mobilità sanitaria regionale. Non si tratta solo di scelte, purtrop...

Calabria – Sempre più calabresi si curano fuori regione. Nel 2022, secondo i dati Gimbe, si rileva un saldo negativo rilevante della mobilità sanitaria regionale. Non si tratta solo di scelte, purtroppo, ma a volte di una vera propria decisione obbligata considerando che la sanità regionale presenta ancora troppe criticità che incidono negativamente sulla salute dei cittadini.
Se è vero che le eccellenze sanitarie in Calabria non mancano, troppo spesso mancano le prestazioni, o meglio, mancano le possibilità per questi professionisti di agire in modo celere e idoneo nella cura del paziente. Quella della Calabria è la fotografia di un intero sud che arranca ancora. Secondo l’indagine Gimbe nel 2022, la mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto la cifra record di € 5,04 miliardi, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021 (€ 4,25 miliardi).
I dati elaborati dalla Fondazione GIMBE confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che si confermano le Regioni più attrattive.
«Questi numeri – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – certificano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi sanitari regionali.
Sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici, psicologici e sociali insostenibili».
Il Report GIMBE sulla mobilità sanitaria 2022 si basa su tre fonti dati: i dati economici aggregati dal Riparto 2024 sono stati utilizzati per analizzare mobilità attiva, passiva e saldi; i flussi dei Modelli M trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute, acquisiti tramite accesso civico generalizzato, hanno permesso di valutare la differente capacità di attrazione delle strutture pubbliche e private per le varie tipologie di prestazioni erogate in mobilità; infine, i dati del Report Agenas hanno consentito un approfondimento specifico su ricoveri e specialistica ambulatoriale”.
La Forza della sanità, anche calabrese, arriva dal privato che continua ad essere anche approdo di una migrazione sanitaria al contrario: da nord a sud. Un altro punto che merita approfondimento è la mobilità dei ricoveri. Secondo i dati Agenas, il 78,5% è classificato come effettiva (€ 2.108 milioni), ovvero dipende dalla scelta del paziente. Il 17,4% (€ 468 milioni) è invece legato a prestazioni in urgenza (mobilità casuale) e il 4,1% (€ 109 milioni) riguarda casi in cui il domicilio del paziente non coincide con la Regione di residenza (mobilità apparente).
Della mobilità effettiva, solo il 6,5% riguarda ricoveri ordinari a rischio inappropriatezza. Inoltre, considerando che una struttura è definita di prossimità se dista al massimo 50 km e/o il tempo di percorrenza non supera i 60 minuti, nel 2022 solo l’11,6% dei ricoveri in mobilità effettiva è avvenuto in strutture di prossimità. «Questo dato – commenta il Presidente – dimostra che lo spostamento dei pazienti verso altre Regioni per ricevere cure in regime di ricovero è una necessità dettata dall’assenza di un’offerta sanitaria adeguata. Per molti cittadini, questo significa affrontare lunghi spostamenti, con disagi pesanti per chi è malato e costi significativi per le famiglie, sia in termini economici che di tempo e qualità di vita». Relativamente alla specialistica ambulatoriale erogata in mobilità, oltre il 93% è riconducibile a tre categorie: prestazioni terapeutiche (33,9%), diagnostica strumentale (31,6%) e prestazioni di laboratorio (27,9%).