(VIDEO) Festival della Restanza a Crotone: un patto di comunità per restare, tornare e abitare i luoghi

Storie e testimonianze al centro della terza edizione del festival ideato dall’associazione Io resto.

A cura di Redazione
19 settembre 2025 09:00
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Restare, tornare, abitare i luoghi. Tre verbi che contengono una scelta: prendersi cura della propria terra, assumersi una responsabilità verso le comunità e guardare al futuro senza rinunciare alle radici. La restanza non è nostalgia, ma un atto di presenza, un modo per trasformare ricordi e tradizioni in energia viva.

Da questa idea è nato il Festival della Restanza, organizzato dall’associazione Io resto. La manifestazione, giunta quest’anno alla terza edizione, si è svolta nello spazio antistante il Teatro Scaramuzza, riqualificato di recente e diventato oggi un crocevia di incontri. Un luogo trasformato, cambiato, riqualificato dopo venti anni di lavori per accogliere un pubblico numeroso.

Al centro della serata, le parole di chi la restanza la vive ogni giorno. Gianni Pitingolo di Io Resto ha ricordato che «il cambiamento non nasce da gesti eccezionali ma da piccoli atti quotidiani: prendersi cura dei luoghi, sostenere chi resta e accogliere chi torna con il desiderio di ricostruire». Un pensiero rafforzato dall’antropologo Vito Teti, che ha lanciato un monito sullo spopolamento: «Il quadro è desolante e le previsioni non sono rassicuranti. Ma allora ci arrendiamo? Io credo che i paesi vadano fatti vivere con dignità, con servizi, strade, ospedali, perché solo così un giovane può scegliere di non partire e chi vuole tornare può davvero restare».

Il festival ha seguito tre percorsi tematici, Ruggine, Oro e Futuro, raccontati dalla giornalista Danila Esposito, da Rita Piperissa e da Antonella Gullà, con l’accompagnamento musicale del Tarab Ensemble. Un invito a guardare alla tradizione non come rifugio malinconico, ma come forza capace di generare futuro.

Dentro questa visione si collocano le esperienze di chi, con coraggio, sceglie di investire nelle aree interne. Come Nadia Di Bari, di Strongoli, che ha dato vita a “Sofia Vetrina di Gusto”: una piccola bottega di eccellenze calabresi nata dentro un tabacchino di Casabona, esempio concreto di come la fragilità possa trasformarsi in occasione.

Uno dei momenti più intensi è stata la consegna del Premio Restanza 2025, realizzato dal maestro orafo Michele Affidato, a Noemi Spinetti, 27 anni, creator digitale calabrese. Già protagonista della campagna di Vanity Fair “Ti racconto l’Italia”, ha saputo raccontare i borghi della sua regione con autenticità e leggerezza. «Nei miei racconti c’è una Calabria pura e vera. Non serve inventare nulla: i nostri borghi parlano da soli e le persone sono meravigliose, genuine, spontanee. È questo che voglio condividere, senza troppa finzione», ha confidato. Una Menzione speciale è stata invece assegnata al collettivo teatrale Guitti senza Carrozzone, guidato da Vincenzo Leto, attore e regista che ha portato la sua Calabria anche sul grande schermo, di recente alla Mostra di Venezia.

A dare voce alla serata ci sono stati anche Felice Foresta, scrittore e intellettuale capace di intrecciare poesia civile e pensiero politico; Giacomo Lombardo, sindaco di Ostana, che ha raccontato la rinascita del suo comune alpino grazie a una visione politica innovativa; Simona Colotta, sindaca di Oriolo, che ha puntato sulla valorizzazione culturale come antidoto allo spopolamento; e Graziella Bernardini, presidente della Pro Loco di Nosellari, testimone del ruolo vitale dei presìdi civici per la sopravvivenza delle comunità montane.

Il Festival della Restanza ha confermato così la sua essenza: un laboratorio di idee e di testimonianze, un luogo dove abitare il presente diventa il primo passo per generare futuro. Un futuro che nasce dal legame con i luoghi e dal coraggio, di scegliere ogni giorno se restare o tornare.


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