(VIDEO) Donne che spezzano i pregiudizi: il Premio Hera Lacinia racconta il coraggio al femminile
Da una saldatrice a un arbitro, fino alle ricercatrici: Crotone celebra le donne che trasformano le sfide in libertà
Sono storie di coraggio, di libertà e di lotta ai pregiudizi quelle raccontate nella terza edizione del Premio Hera Lacinia, promosso dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Crotone e svoltosi nella sala consiliare. L’evento, dedicato al tema “Donne della Magna Grecia: Uno sguardo al futuro”, ha celebrato il protagonismo femminile nella società contemporanea, legandolo idealmente alle radici storiche della Magna Grecia.
Alla cerimonia era presente il sindaco Vincenzo Voce. Sono intervenuti la presidente della Commissione Pari Opportunità, Anna Maria Oppido, e il giornalista Salvatore Audia, che ha moderato l’incontro, mentre la relazione centrale è stata affidata ad Antonio Affidato, orafo e scultore.
Nel suo intervento, Anna Maria Oppido ha posto l’accento sulla necessità di creare una catena di sostegno reciproco: «Il messaggio da donna a donna è un passaggio di consegna, perché spesso si ha la cattiva abitudine di non farlo e chi è giovane deve ricominciare tutto da capo. Invece un messaggio di aiuto, di confronto e di presenza vuol dire collaborazione tra donna e donna».
Un Premio Speciale è stato assegnato a Giulia Vrenna, la cui vita è stata segnata dalla fibrosi cistica. Laureata in comunicazione d’impresa, ha trasformato la sua esperienza in impegno sociale, fondando a Crotone il gruppo di sostegno “Vita in te ci credo”, oggi delegazione ufficiale della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica. «Io ormai sono sei anni che qui a Crotone faccio divulgazione e sensibilizzazione, organizzo eventi e raccolte fondi e devo dire che i miei concittadini non si sono mai voltati dall’altra parte, ma anzi hanno sempre risposto con vicinanza e solidarietà e mi hanno aiutato proprio in questi eventi e in queste raccolte fondi».
La platea ha poi applaudito Annè Castelliti, la prima donna saldatrice nella storia della Metal Carpenteria, che ha raccontato la sua scelta professionale come un atto di emancipazione: «Più libera, sì, per non fare le solite cose, per fare cose diverse nella vita, perché bisogna provare. Qualche volta ho dovuto affrontare dei pregiudizi, ma più prima che dopo. Adesso va tutto bene, i colleghi vanno d’accordo con me, sono molto contenti loro e io».
Un riconoscimento è andato anche a Alessia Gentile, ingegnere meccanico a capo di un team di venti colleghi, che ha sottolineato la forza della sfida quotidiana: «Sicuramente è una sfida che mi riempie ogni giorno di energia nuova, di motivazione. Seguiamo progetti innovativi in tutto il mondo ed è bello poterlo fare dalla mia città, Crotone. Il messaggio è non porsi dei limiti, uscire sempre dalla zona di comfort e accettare tutte le sfide che abbiamo davanti».
Ha spezzato un altro pregiudizio Margherita Pittella, prima arbitra crotonese promossa alla CAN D, che ha ribaltato i luoghi comuni sul ruolo delle donne nel calcio: «Si dice che le donne non sanno fare l’arbitro. E invece non è così, ce l’ha dimostrato per prima Maria Sole Caputi e poi tutte le altre dietro di lei. Io non sono un arbitro severo, ma giusto, e lo si diventa facendo esperienza e avendo passione per quello che si fa».
La serata si è arricchita anche della testimonianza, seppur a distanza, di due giovani scienziate: Chiara Pirillo, biologa ricercatrice nel microambiente tumorale e già premiata con riconoscimenti internazionali, e Erika Pedace, di Papanice, astro nascente della ricerca medica che all’Università di Siena sta studiando un test innovativo per prevedere il diabete di tipo 1, aprendo nuove prospettive verso una possibile cura.
Salvatore Audia, nel presentare la dottoressa Pirillo, ha ricordato quanto il lavoro di Chiara sia importante, in quanto tocca una tematica che ha colpito tantissime famiglie e che spesso è fonte di grande dolore. Chiara racconta di essere stata supportata dalla famiglia e dagli insegnanti fin dall’infanzia. Con grande emozione ha detto ai presenti, collegata da remoto: “Contribuisco, spero, ogni giorno con il mio lavoro alla ricerca per una cura che possa esistere e resistere.” Chiara aggiunge che, nonostante sia all’estero, porta nel cuore il desiderio di vedere la ricerca crescere anche nella sua terra d’origine.
La giovane ricercatrice Erika Pedace ha sottolineato la qualità della ricerca italiana, che compete ormai con quella internazionale. “Ho avuto modo di collaborare con centri di ricerca anche all’estero, ma la nostra ricerca è di alto livello e ha grandi potenzialità”, ha affermato. “L’idea è trovare strategie che possano prevenire o rallentare l’insorgenza della malattia, migliorando la qualità della vita dei pazienti,” ha spiegato.Pedace ha voluto ringraziare la sua famiglia, la commissione di studio e i suoi mentori, sottolineando l’importanza del supporto nella carriera scientifica. “La ricerca è un percorso impegnativo, ma è anche una grande soddisfazione contribuire con il proprio lavoro a migliorare la vita delle persone.”
Erika tornerà a casa per le festività natalizie, ma continuerà a lavorare con passione e dedizione al suo progetto, con la speranza che presto la medicina personalizzata diventi realtà anche nel nostro territorio.