Cutro, presentato il libro "Il boss e il partigiano" dell'autore Antonio Migale
Cutro (KR) – E’ stato presentato nei giorni scorsi il libro del concittadino Antonio Migale dal titolo “Il boss e il partigiano”. Ad intervenire nella serata anche il Vice Sindaco Sonia De Cicco che h...

Cutro (KR) – E’ stato presentato nei giorni scorsi il libro del concittadino Antonio Migale dal titolo “Il boss e il partigiano”. Ad intervenire nella serata anche il Vice Sindaco Sonia De Cicco che ha portato i saluti istituzionali, sinceri e affettuosi dell’intera Amministrazione comunale di Cutro e del Sindaco Dott. Antonio Ceraso impossibilitato a presenziare per impegni già precedentemente assunti.
“Mi piace spendere due parole sull’amico Antonio Migale, che io conosco personalmente da molti anni. Antonio ha la passione per la scrittura. Ricordo le sue precedenti pubblicazioni: – “Dall’immigrazione alla crisi economica”, analisi profonda sulle comunità di Cutro e di Reggio Emilia, in cui l’autore racconta la storia delle due città, ricordando il fascismo, le lotte partigiane, la crescita sociale e la decrescita. – “Il ragazzaccio”, che racconta in modo quasi autobiografico, quanto di ragazzaccio e di buono c’è in ognuno di noi. Il libro che oggi ci accingiamo a presentare è Il boss e il partigiano, un romanzo fluido ed emotivo, una storia d’amore tra Vito e Jole, nella cui carica passionale si intreccia la comune voglia, forte e prorompente di riscatto.
L’ emigrazione interna, rappresenta uno dei maggiori processi di cambiamento sociale dell’Italia del dopoguerra; trattasi di un fenomeno che per importanza numerica supera di gran lunga l’emigrazione esterna, cioè verso l’estero. Cutro, paese natio di Antonio Migale, è un buon esempio di movimento migratorio interno italiano. Antonio stesso, è stato emigrato per anni a Cadelbosco in provincia di Reggio Emilia, per cui è un profondo conoscitore delle due comunità delle due realtà, quella cutrese e quella reggiana. I suoi personaggi rimangono sempre con una testa reggiana e un cuore calabrese, come Antonio stesso dichiara.
L’autore è tornato a Cutro, per vivere con la sua famiglia e mandare avanti la sua storica azienda di famiglia “La sorgente del mobile”, fondata dal padre, Pietro Migale, nel lontano 1960. La forte personalità di Antonio, caratterizzata da sentimenti vari e multiformi, quali la rabbia, l’esaltazione, l’avvilimento e l’ostinazione, è tutta protesa a migliorare le esperienze di vita dei nostri concittadini per raggiugere un’integrazione sociale, sana e costruttiva. All’inizio il flusso migratorio dei cutresi verso Reggio Emilia, si configura nel lavoro a cottimo, in un settore, l’edilizia, in forte espansione e che progressivamente, si configurerà come il vero “volto dei cutresi”, nell’edilizia reggiana.
Il richiamo verso Reggio Emilia è dato così, dalla possibilità di un successo economico vero ed immediato, ed è così che Vito Chisari, uno dei protagonisti del libro, inizia la sua ascesa, impiegandosi proprio come manovale, in un’impresa edilizia specializzata nel lavorare a cottimo. Successivamente, però, le modalità e le ragioni del migrare prendono una diversa connotazione, con l’arrivo a Reggio Emilia di alcuni elementi malavitosi di origine cutrese. Dalla lettura della storia d’amore di Vito e Jole emergono le caratteristiche di due comunità, Cutro e Reggio Emilia, ed il romanzo diventa, così, un’analisi profonda del fenomeno migratorio interno che ha portato migliaia di cutresi in Emilia. Purtroppo, continuando nella lettura del romanzo, piano piano, comincia ad emigrare la triste realtà malavitosa che, in tanti anni ha caratterizzato, negativamente, la vita della comunità cutrese nella città – comprensorio di Reggio Emilia. La figura di Tano Corona, evidenzia, in tal senso, quell’aspetto malavitoso che, pur interessando una parte marginale della collettività, si espande a macchia d’olio, da un punto di vista sociale e pregiudizievole.
Il romanzo, seppur frutto di fantasia, rispecchia fenomeni realmente accaduti, ed ancora, il ripetersi di atteggiamenti lesivi e discriminatori fra l due realtà, evidenziando quanti preconcetti, a tutt’oggi, , sussistano nelle due comunità. Il naufragio di Steccato di Cutro del 26 Febbraio scorso, seppur nella sua tragicità, ha posto agli occhi del Mondo una cutresità sana, accogliente, solidale, laboriosa e protesa all’aiuto concreto dei meno fortunati e dei disagiati, tutte qualità che nei nostri cittadini si sono manifestate anche in diverse altre occasioni. L’accoglienza mostrata dai nostri cittadini con grande umanità e civiltà è un di segno riscatto dall’indifferenza e la gente di Cutro ne è uscita a testa alta con il conferimento di premi e riconoscimenti sul fronte Nazionale e Internazionale. In un’ottica di crescita e di sviluppi comune, ma, soprattutto, in un’ottica di rispetto reciproco, vogliamo auspicare che la comunità di Cutro, costituita nella stragrande maggioranza da gente per bene e laboriosa, possa continuare quel percorso sociale di sana integrazione, senza pregiudizi o disparità nei confronti della comunità reggiana. “