Crotone - «Siamo chiamati a realizzare il progetto di Dio in questa terra e in questo tempo segnato da un clima di odio e di violenza»

Crotone – La città si è svegliata in festa questa mattina per le celebrazioni in onore di San Dionigi. In Piazza Duomo si è svolta la tradizionale benedizione delle sementi e poi la celebrazione della...

A cura di Redazione
09 ottobre 2024 12:00
Crotone - «Siamo chiamati a realizzare il progetto di Dio in questa terra e in questo tempo segnato da un clima di odio e di violenza» -
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Crotone – La città si è svegliata in festa questa mattina per le celebrazioni in onore di San Dionigi. In Piazza Duomo si è svolta la tradizionale benedizione delle sementi e poi la celebrazione della santa messa nella chiesa dell’Immacolata presieduta da Monsignor Claudio Maniago, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace e Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina.

Nel corso della sua omelia monsignor Maniago si è detto felice di «entrare subito nel cuore della vostra esperienza cristiana per servirla nel migliore modo possibile in questo tratto di strada che faremo insieme». Poi l’invito a seguire l’esempio di San Dionigi «evangelizzatore di questa terra». «Siamo chiamati – ha detto l’arcivescovo – a stupirci per il meraviglioso progetto di Dio che chiede ancora oggi il nostro contributo per realizzarlo qui, in questa terra e in questo tempo, segnato da un clima di odio e di violenza».

Il riferimento è agli episodi che stanno investendo il mondo intero: «La guerra – ha detto – provoca vittime e dolore anche nella nostra società e nella nostra città. In un clima di veleni che uccidono corpo e anima ci sentiamo poveri e assetati di quella novità che apra uno squarcio nelle tenebre». Poi l’invito: «Abbandoniamo il vivere egoistico ed empio per percorrere le vie del Signore».

Parla di vocazione, monsignor Maniago, alla quale tutti sono chiamati per diventare testimoni del vangelo: «La nostra vocazione – ha detto – è perdere per trovare, è una passione, un distacco per arrivare alla vita piena. Per collaborare all’edificazione del regno di Dio è necessaria una scelta radicale, vera e totale. È necessario un distacco dalle cose materiali, una prontezza nell’abbandonare il passato, è necessario un occhio proteso verso il futuro, verso la Gerusalemme celeste, è necessario persino rinunciare alla realtà che c’è più cara, il nostro io. È necessario essere uomini e donne in movimento, in azione come Gesù che è sempre stato in cammino. È necessario essere pronti a subire anche le fatiche, le difficoltà e le prove della vita. La nostra vocazione non può che essere movimento e libertà dai lacci delle catene che sono le nostre miserie, i nostri peccati e i nostri egoismi. Non si può essere chiusi in se stessi ed essere al contempo cristiani, non si può essere stanchi e pigri, isolati, borghesi e nello stesso tempo cristiani. La vocazione cristiana genera in ciascuna di noi una sana e santa inquietudine. Una fede che non chiede niente non è vera fede, non è genuina. La fede che nasce da un ascolto attento della parola del Signore apre spiragli di luce e ci chiede però di cambiare vita. E ci viene in aiuto la figura di San Dionigi, la sua testimonianza è un riferimento privilegiato».

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