Crotone - Il Festival dell'Aurora sempre più dal profilo internazionale
Crotone – Ieri mattina nella sala Paolo Borsellino della Provincia di Crotone, si è svolto il primo appuntamento della XXIII edizione del festival dell’Aurora, come sempre organizzato dalla fondazione...

Crotone – Ieri mattina nella sala Paolo Borsellino della Provincia di Crotone, si è svolto il primo appuntamento della XXIII edizione del festival dell’Aurora, come sempre organizzato dalla fondazione Odyssea di Crotone.
Nel primo appuntamento, ancor prima di svelare il nome degli ospiti, dei partecipanti internazionali, si è data conferma della direzione artistica alla professoressa Alessia J. Magliacane che già nella scorsa edizione aveva garantito il collegamento nazionale e internazionale del festival con altre rassegne e altre attività da Napoli, Parigi e Rio de Janeiro.
“Il tema individuato dalla fondazione Odyssea – dice la direttrice artistica – è così vasto che non può esaurirsi nell’arco di un anno di programmazione, ma richiede un dispiegamento di forze, di energie e di risorse materiali e intellettuali più duraturo nel tempo, un vero e proprio investimento che consenta al territorio di saldare la propria storia, la propria tradizione, le proprie aspettative con quelle di altri territori del mondo.”
“La cultura, continua Magliacane, non può mai essere disgiunta dalle direttrici fondamentali e salviche per il pianeta della pace e della riflessione ecologica, oltre che della militanza in favore dell’ ambiente.”
L’ edizione XXIII del festival dell’Aurora, ha assicurato la direttrice artistica, prevederà da questo punto di vista una continuità ma anche una svolta rispetto all’edizione precedente, con una netta impronta internazionale più marcata. Si terrà conto della musica italiana e della musica d’autore, della musica colta classica, del jazz e della world music, con esponenti di primo piano nazionali e internazionali.
Un secondo appuntamento è previsto tra una quindicina di giorni per svelare nel dettaglio i partecipanti al festival e anche le location individuate. Nell’occasione saranno presenti già alcuni artisti tra quelli che hanno confermato la propria partecipazione, oltre alle figure dei direttori artistici aggiunti e dei consulenti.
“Ri(e)voluzione, conclude Magliacane, è un concetto globale che mette insieme l’arte e la scienza, i saperi tutti, quelli artistici e quelli tecnici e scientifici, in una unità di intenti, in favore del pianeta come paradigma di salvezza dell’umanità.”

“Vogliamo restituire ai saperi la loro dignità: avremo fisici che parleranno di fisica assieme a musicisti che suoneranno e che parleranno di musica, assieme a critici cinematografici e registi che parleranno di cinema, e in questo cercando di sviluppare una visione congiunta e comune delle linee guida per l’ umanità. Progetto ambizioso, forse troppo ambizioso, ma non possiamo tralasciare la grandissima eredità che proviene da chi ha vissuto e operato qui, in questa zona, nei secoli e nei millenni passati, quando il mare non era una barriera insormontabile per la sopravvivenza fisica, ma era un’opportunità di crescita e di incontro, in cui le culture, le etnie, i linguaggi tendevano a un’unica strada che era quella della pace, della convivenza pacifica tra popoli diversi, senza divisioni di genere, di etnie, di provenienze, di religioni, di convinzioni scientifiche. Mi piace ricordare che la nube, personaggio mitico mediterraneo, da cui prende il nome il mare Ionio da Io, figlia illegittima di Zeus e dunque perseguitata un po’ dalla famiglia del capo degli dei, era appunto non soltanto una metafora della libertà (e a quel tempo storicamente era incarnata dalla donna rispetto al maschio, rispetto a questa società patriarcale degli dei), ma anche qualcosa di più, perché era l’idea non solo della libertà in sé, come dignità della propria soggettività, del proprio essere umano, ma anche come fuga, come libertà di spostamento, libertà di movimento, libertà di scegliere il dove vivere la propria vita e questo implica per forza non solo la convivenza pacifica ma anche la curiosità dell’esplorazione, della conoscenza. Ecco perché i saperi sono una forma di libertà ma anche una forma di pace, ecco perché la nostra battaglia ecologica è una forma di libertà ma deve avere necessariamente la forma della pace, proprio perché se c’è una cosa che possiamo apprendere, che possiamo imparare dalle forme in cui la mitologia ha raccontato le storie antiche anche tragiche, anche drammatiche, delle prime persecuzioni, delle fughe, di quelli che all’epoca erano i migranti che attraversavano il mare, di quelli che erano gli stranieri, per esempio, è proprio questo, cioè il fatto che la pace si basava sulla accoglienza ma anche sulla curiosità, sul sapere, sull’incrocio, sulla necessità di incrociare i propri saperi; si trattasse di esigenze astronomiche, si trattasse di tecnologia, si trattasse di forma della politica. Se posso consentirmi un gioco di parole, il nome della nube che consentì all’amante, alla figlia di Zeus di fuggire – le mitologie non sono mai precise, perché lei è l’amante ma molto probabilmente anche figlia, perché ufficialmente è figlia di Naco – la questione è proprio questa: se c’è qualcosa che possiamo tirare fuori dal nome Io, è proprio anche l’idea che questa idea di Io diventi immediatamente, tramite questa assoluta libertà, questa assoluta curiosità, diventa immediatamente un Noi.”