Crotone - 14 ottobre 1996, una ferita nel cuore della città

Oggi il ricordo dell'alluvione. La furia dell’Esaro cambiò per sempre la città, lasciando dietro di sé un’impronta di dolore e speranza

A cura di Redazione
14 ottobre 2025 07:30
Crotone - 14 ottobre 1996, una ferita nel cuore della città -
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Crotone - C’era l’autunno nell’aria, quel lunedì 14 ottobre del 1996. Un giorno iniziato come tanti altri, sotto un cielo grigio e pesante, che avrebbe poi scritto una delle pagine più tragiche nella storia della città. Una pioggia incessante, durata solo tre ore, bastò a trasformare le strade in fiumi, le case in trappole, la quotidianità in emergenza. In quelle ore maledette caddero oltre 200 millimetri di pioggia, una quantità che l’infrastruttura urbana non era in grado di sostenere. Crotone finì letteralmente sott’acqua, travolta da un’alluvione che nessuno dimenticherà mai. Il fiume Esaro rompe gli argini, straripa con violenza e si abbatte su interi quartieri. Fondo Gesù è tra i più colpiti: l’acqua invade case, garage, scantinati. Gli studenti del Geometra, oggi sede distaccata del liceo Gravina, si rifugiano sui tetti in attesa dei soccorsi. Anche le scuole della zona di via Acquabona vengono sommerse. In un attimo, l’anno scolastico si ferma. La città si blocca. L’acqua si porta via automobili, prefabbricati, attività commerciali. Il cavalcavia sud crolla: un’immagine drammatica, diventata il simbolo di quella tragedia. Ma è anche il giorno in cui la città scopre un'altra forza: la solidarietà. Mentre le squadre di soccorso si mobilitano, sono i cittadini per primi a rispondere. Si formano catene umane, si spalano fango a mani nude, si cercano i dispersi. Chi può aiuta. Chi ha perso tutto viene accolto. Chi piange viene abbracciato. In quel dolore collettivo, Crotone si stringe forte.

La furia dell’alluvione non risparmia vite. In sei non torneranno più a casa: Paolo Pupa, 28 anni Angela Trovato, 72 anni Luca Buscema, 23 anni Bruno Commisso, 34 anni Luca Tavano, 23 anni Michela Cicchetto, 22 anni. Due di loro non verranno mai ritrovati. Per le famiglie, il dolore è ancora oggi una ferita aperta. Per la città, un ricordo che fa male, ma che serve a non dimenticare. Chi era lì non può togliersi dalla mente il rumore sordo del fango, le grida degli studenti sui tetti, il frastuono degli elicotteri che sorvolano una città trasformata in un pantano. In quelle ore, Crotone sembrava perduta, isolata, spenta, sopraffatta da una natura che si era fatta nemica. Eppure, in mezzo al disastro, Crotone ha trovato la forza di rialzarsi. L’ha fatto lentamente, tra mille difficoltà, con le mani sporche di terra e il cuore gonfio di dolore. Ha pianto, ma ha anche ricostruito. Ha raccolto le macerie e ha provato a guardare avanti, con la consapevolezza che quel giorno aveva segnato per sempre il suo destino. Oggi, 29 anni dopo, quel 14 ottobre resta una data che la città porta scritta dentro. Non solo per ricordare chi non c’è più, ma anche per tenere viva la memoria di un popolo che, nel momento più difficile, ha scelto di non arrendersi.

Maria Gaetano

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