Cinquant’anni dal Nobel a Renato Dulbecco, Catanzaro celebra il suo scienziato illustre

Il sindaco Fiorita ricorda l’eredità scientifica e umana dello studioso catanzarese, simbolo di eccellenza internazionale e orgoglio cittadino

A cura di Redazione
10 dicembre 2025 11:00
Cinquant’anni dal Nobel a Renato Dulbecco, Catanzaro celebra il suo scienziato illustre -
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Il 10 dicembre 1975 Renato Dulbecco riceveva a Stoccolma il Premio Nobel per la Medicina, riconoscimento assegnato insieme a David Baltimore e Howard Temin per la scoperta del meccanismo con cui i virus tumorali interagiscono con il materiale genetico delle cellule. Cinquant’anni dopo, la città di Catanzaro celebra idealmente e doverosamente questo prestigioso traguardo che ha portato lustro alla memoria dello scienziato e alla comunità tutta.

Nato il 22 febbraio 1914 sui Tre Colli, da padre ligure e madre calabrese di Tropea, Dulbecco si trasferì presto altrove, senza mai dimenticare le sue radici nel quartiere Bellavista, tra i vicoli della sua infanzia. Il Nobel segnò l’apice di una carriera straordinaria, rendendo il suo nome un simbolo di eccellenza scientifica riconosciuta a livello mondiale e fonte d’ispirazione per generazioni di giovani studiosi.

Il legame tra Dulbecco e Catanzaro, forte e indissolubile, venne ufficializzato nel 1983 con il conferimento della cittadinanza onoraria. Oggi, a cinquant’anni dalla storica vittoria, il sindaco Nicola Fiorita rinnova a nome dell’Amministrazione comunale la riconoscenza della città per un figlio illustre che ha portato Catanzaro nel firmamento della scienza mondiale.

“Il suo impegno, la sua intelligenza e la sua visione hanno contribuito a plasmare la nostra comprensione del cancro e ad aprire la strada a generazioni di ricercatori — ha affermato Fiorita —. Un’eredità umana e scientifica di valore inestimabile, oggi commemorata anche nell’intitolazione a suo nome dell’Azienda ospedaliera universitaria”.

L’auspicio, conclude il sindaco, è che la città continui a valorizzare questa memoria e a costruire un futuro di eccellenza scientifica e culturale, come sicuramente Dulbecco stesso avrebbe desiderato.

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