Catanzaro - Ordinazione diaconale di Giuseppe Pio Merante: una comunità in preghiera e accoglienza

La Basilica dell’Immacolata di Catanzaro ha ospitato la celebrazione guidata da Mons. Claudio Maniago, con una riflessione profonda sul ministero del diacono

A cura di Redazione
08 dicembre 2025 10:00
Catanzaro - Ordinazione diaconale di Giuseppe Pio Merante: una comunità in preghiera e accoglienza -
Condividi

Ieri sera la Chiesa di Catanzaro-Squillace ha vissuto un momento di grande partecipazione nella Basilica dell’Immacolata, dove il seminarista Giuseppe Pio Merante, della parrocchia “San Pio X” di Catanzaro, è stato ordinato diacono tramite l’imposizione delle mani e la preghiera d Monsignor Claudio Maniago, Arcivescovo Metropolita. La celebrazione ha raccolto presbiteri, religiosi, famiglie e fedeli provenienti da diverse parrocchie, in un clima di intensa preghiera e gratitudine per il dono della vocazione.

Nell’omelia, Monsignor Maniago ha offerto una meditazione sul significato della solennità e della vocazione che Pio Giuseppe è chiamato a vivere. Rileggendo il mistero dell’Immacolata, l’Arcivescovo ha spiegato: «In Maria Dio anticipa ciò che desidera compiere in ciascuno dei suoi figli: renderci santi e immacolati nella carità». Ha aggiunto che il “sì” dell’Annunciazione «non è un episodio isolato, ma il culmine di una vita interamente dedicata al servizio e alla volontà di Dio».

Rivolgendosi direttamente a Pio, il presule ha chiarito: «Il diaconato non è un passaggio funzionale verso il presbiterato, ma una dimensione costitutiva che rimarrà per sempre nella tua identità di credente e di futuro prete». Ha sottolineato che il diacono è chiamato a incarnare Cristo Servo, diventando segno vivente del Vangelo nella comunità.

Uno dei passaggi più intensi dell’omelia ha riguardato la promessa del celibato, definita come scelta di amore libero, capace di donarsi «senza pretesa di possesso e senza relazione esclusiva». Mons. Maniago ha precisato che questo impegno «non è rinuncia sterile, ma apertura radicale al dono di Dio».

L’Arcivescovo ha ricordato i due segni essenziali affidati al diacono: la Liturgia delle Ore, che forma uomini della lode e della gioia, e il Libro dei Vangeli, richiamo alla missione dell’annuncio e alla fiducia nella paternità di Dio. Ha evidenziato come il nuovo diacono dovrà vivere uno stile pastorale fatto di presenza discreta, ascolto e vicinanza alle fragilità.

Sottolineando l’importanza della carità, il vescovo ha dichiarato: «Il diacono non è un volontario qualificato, ma animatore della carità ecclesiale, chiamato a rendere visibile che ogni opera buona nasce dall’amore di Cristo». I poveri, con le loro fragilità, occupano un posto centrale nel ministero diaconale: come Maria, il diacono è chiamato a custodire e sostenere il popolo di Dio.

La diaconia, ha aggiunto, si esercita non solo all’interno della Chiesa, ma anche nella vita quotidiana, diventando come “lievito nella pasta”, segno credibile di fraternità secondo lo spirito di Fratelli tutti. Mons. Maniago ha poi ricordato il legame speciale fra diacono e vescovo, definendo il diacono «orecchio, bocca, cuore e anima del vescovo», immagine della responsabilità e dell’obbedienza ecclesiale.

La conclusione dell’omelia ha espresso con forza la dimensione di grazia e fedeltà: «Quando smarrirai la luce, lasciati trovare dal Signore che ti viene incontro e ti chiede: dove sei?». Nella fedeltà instancabile a Cristo, ha spiegato, il diacono troverà la forza di servire fino al giorno in cui Egli dirà: “Vieni, servo buono e fedele”.

Segui CalabriaOk