Calabria- Cresce l'occupazione ma i giovani continuano a fuggire

Il rapporto Svimez racconta un sud in crescita ma la Calabria perde ogni anno migliaia di giovani talenti

A cura di Redazione
27 novembre 2025 16:00
Calabria- Cresce l'occupazione ma i giovani continuano a fuggire -
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Il Rapporto Svimez 2025 dipinge un Mezzogiorno italiano caratterizzato da forti contrasti: da un lato, c'è una crescita significativa dell'occupazione, soprattutto tra i giovani, grazie al PNRR e agli investimenti pubblici; dall'altro, continua l'emorragia di talenti con circa 175.000 giovani che lasciano il Sud ogni anno in cerca di opportunità altrove. Questo esodo comporta una perdita di capitale umano che si traduce in un danno economico di circa 8 miliardi di euro all'anno per il Sud.

Nonostante la creazione di quasi 500.000 posti di lavoro tra il 2021 e il 2024, i giovani che restano spesso si trovano a occupare lavori scarsamente qualificati e mal retribuiti, alimentando la povertà lavorativa. Infatti, circa 1,2 milioni di lavoratori meridionali vivono sotto la soglia di povertà. L'emergenza sociale si estende anche al diritto alla casa.

Il PNRR sta dando slancio all'economia del Sud, con un PIL che cresce più rapidamente rispetto al Nord, ma questo trend rischia di interrompersi dopo il 2026. Il rapporto sottolinea che il Sud può essere protagonista della transizione industriale ed energetica del Paese, ma per consolidare i progressi servono politiche forti e continuità negli investimenti.

Alcuni segnali positivi includono la crescita dei servizi ICT e dell'industria, il miglioramento delle università meridionali e progressi nelle politiche sociali come la convergenza nella disponibilità di asili nido e mense scolastiche. Tuttavia, la sfida principale rimane quella di trasformare questi segnali positivi in uno sviluppo duraturo, garantendo la libertà di scegliere di restare, anziché dover emigrare per mancanza di opportunità.Il Mezzogiorno continuerà a crescere più del Centro-Nord nel biennio 2025-2026: +0,7% e +0,9% contro +0,5% e +0,6%. Questo si traduce in un contributo maggiore degli investimenti pubblici al Sud (1,7 punti di PIL nel biennio 2025-2026) rispetto al Centro-Nord (0,7 punti).

Tuttavia, nel 2027, con il rallentamento degli investimenti pubblici e il ritorno della domanda internazionale, il Centro-Nord tornerà a crescere più del Sud (+0,9% contro +0,6%).

ChatGPT ha detto:

Il Paradosso del Mezzogiorno: Crescita Occupazionale ma Emigrazione Giovanile

Tra il 2021 e il 2024, il Mezzogiorno ha registrato un incremento dell’occupazione pari all'8%, contribuendo con quasi 500.000 nuovi posti di lavoro al milione e quattrocentomila occupati a livello nazionale. Questo risultato positivo è stato in gran parte sostenuto da politiche pubbliche mirate, come gli incentivi edilizi e l'avvio dei cantieri del PNRR, che hanno stimolato l’occupazione nei settori produttivi e nei servizi della filiera delle costruzioni.

L’Occupazione Giovanile al Sud

Una delle note positive riguarda l'occupazione giovanile: dal 2021 al 2024, il numero di giovani occupati under 35 è aumentato di 461.000 unità, di cui 100.000 nel Sud. Il tasso di occupazione giovanile cresce più al Sud (+6,4 punti), sebbene resti notevolmente più basso rispetto al Centro-Nord. Questo dato riflette l'espansione di opportunità lavorative, ma anche una realtà complessa, in cui la qualità dei posti di lavoro e le condizioni di vita non sono sempre adeguate.

L'Esodo Giovanile: Un Paradosso

Nonostante il boom occupazionale, il Mezzogiorno non riesce a trattenere i suoi giovani talenti. Secondo i dati Svimez, tra il 2017 e il 2024, le migrazioni giovanili (25-34 anni) sono aumentate del 10%. Nel triennio 2022-2024, ben 175.000 giovani hanno lasciato il Sud per il Centro-Nord e per l'estero, evidenziando un paradosso: più posti di lavoro, ma minori opportunità professionali e condizioni di vita non soddisfacenti per le nuove generazioni.

La “Trappola del Capitale Umano”

Il fenomeno dell'emigrazione giovanile evidenzia la cosiddetta "trappola del capitale umano": il Sud investe in formazione e istruzione, ma perde continuamente i suoi laureati, che alimentano la crescita e l'innovazione altrove. Dal 2000 al 2024, sono stati investiti ben 132 miliardi di euro per formare laureati nel Mezzogiorno, ma gran parte di questi giovani se ne va. Ogni anno, circa 40.000 laureati meridionali si trasferiscono al Centro-Nord, mentre altri 37.000 emigrano all'estero. Questo esodo comporta una perdita netta di capitale umano, con il Mezzogiorno che continua a formare talenti destinati a crescere altrove, mentre il Centro-Nord beneficia di un saldo positivo grazie alle migrazioni interne.

L’Occupazione Giovanile nel Sud: Settori a Bassa Specializzazione

Nel periodo 2021-2024, una parte significativa dei nuovi occupati under 35 nel Mezzogiorno è laureata: circa sei su dieci. Tuttavia, molti di questi giovani si trovano a lavorare in settori a bassa specializzazione e bassa remunerazione, come il turismo (ristorazione e accoglienza), che continua a rappresentare la porta d’ingresso principale nel mercato del lavoro. Al contempo, cresce la presenza di giovani laureati nei settori ICT e nella pubblica amministrazione, grazie al PNRR e alla riforma degli organici pubblici, ma le opportunità rimangono insufficienti rispetto al fabbisogno di competenze avanzate.

La Necessità di un Salto di Qualità

Per trattenere i giovani e incentivare una crescita duratura, il Sud deve puntare a creare filiere produttive ad alta intensità di conoscenza. Ciò implica un rafforzamento della base industriale innovativa, con un'integrazione tra formazione superiore, ricerca e politiche industriali. Solo con un salto di qualità nella domanda di competenze specializzate il Mezzogiorno potrà ridurre il flusso di migrazione giovanile, trasformando la mobilità da una necessità a una scelta.

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