Monsignor Bregantini e la voce di Aurora Morelli: “Un libro che insegna speranza”
In piazza Santa Veneranda presentata l’opera “Come un libro aperto” della giovane crotonese, con il vescovo emerito e la famiglia

Un incontro partecipato si è svolto ieri sera in piazza Santa Veneranda, a due passi dalla chiesa di Santa Chiara, per la presentazione del libro di Aurora Morelli, “Come un libro aperto. La mia semplice testimonianza”.
Aurora Morelli, classe 1985, ha trascorso a Crotone i 24 anni della sua giovinezza. Nel 2004 ha conseguito con il massimo dei voti la maturità classica al Liceo Pitagora e si è iscritta alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Il suo cammino umano e spirituale, segnato dalla malattia, resta oggi una testimonianza di fede e forza interiore.
L’evento, organizzato dall’associazione Amici del Tedesco in collaborazione con la cooperativa sociale One, ha visto la partecipazione di monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo emerito di Campobasso-Bojano e già parroco di Santa Chiara, che negli anni ’90 ha conosciuto la famiglia Morelli.
Il presule ha sottolineato la profondità del messaggio lasciato dalla giovane: «Il messaggio di Aurora è quello di credere che la sofferenza non è una sconfitta né una punizione, ma una speranza che va alimentata attraverso i passaggi che lei ha vissuto», ha spiegato. «Tre sono i momenti fondamentali: il dolore misterioso che ha assunto e studiato con competenza di futura medico; le domande che hanno trovato risposta nella Bibbia, in particolare nella figura di Giobbe, con cui ha dialogato; e infine la rete di amicizie, anche via computer, che hanno reso più ricco il suo cammino. Non c’è pietismo in queste pagine, ma un messaggio esistenziale. È un libro che va letto e attualizzato, perché offre parole che danno speranza a tutti», ha concluso Bregantini.
A prendere la parola è stato anche Mario Morelli, fratello di Aurora: «Lei ci ha insegnato a vivere pienamente ogni giorno, nelle fatiche e nelle gioie, senza superficialità», ha detto. «Aurora non era la sua malattia: era una persona con il suo carattere, le sue cicatrici e le sue gioie. Nel libro c’è il senso profondo della sua esperienza: non solo spirituale, ma anche concreta, quotidiana. È un testo aperto a tutti, non solo ai credenti, perché lei ha trovato in Dio un senso universale. La sua fede, vissuta nel cammino neocatecumenale, è stata autentica e ha arricchito anche chi le è stato accanto, dagli amici ai colleghi universitari».
Il libro, che intreccia pagine autobiografiche e dialoghi, è una testimonianza capace di trasformare la sofferenza in speranza condivisa.
Danilo Ruberto
