Bisignano, al plesso Giardini i bimbi imparano il Natale con le mani
Non si tratta solo di scrivere a Babbo Natale, ma di esercitare la fiducia, la speranza, la capacità di affidare qualcosa di sé a qualcun altro
Bisignano - Il tempo dell’infanzia non coincide con il calendario, ma con l’attesa. È il tempo in cui un gesto semplice, come quello di scrivere una lettera o costruire un albero, diventa esercizio di immaginazione, di relazione, di fiducia. È da qui che nasce il senso più autentico delle attività natalizie vissute dai bambini della Sezione Primavera del plesso Giardini, dove il Natale non è stato solo spiegato ma anche praticato.
RENZO: SCRIVERE A BABBO NATALE È DARE FORMA AI DESIDERI
È quanto fa sapere la direttrice della Cooperativa Maya, la pedagogista Teresa Pia Renzo, che nel presentare le attività che hanno accompagnato i bimbi nella preparazione alla festa più bella dell’anno ricorda uno dei momenti più emozionanti di questo lungo laboratorio: la preparazione della letterina. È il primo spazio – dice - in cui il bambino prova a dare ordine ai propri pensieri, a scegliere cosa raccontare, a capire che un desiderio va espresso, non solo pensato. Attraverso cartoncini rossi e bianchi, la simulazione della scrittura alla macchina da scrivere e il gesto simbolico della timbratura postale – realizzata con materiali di recupero – i bambini hanno vissuto l’esperienza completa dell’invio: dall’idea alla spedizione. Un rito educativo che insegna che ogni parola ha un peso, ogni messaggio un destinatario, ogni attesa un senso.
IL GIOCO SIMBOLICO COME STRUMENTO DI CRESCITA
Scrivere, timbrare, spedire: azioni che diventano gioco simbolico e, insieme, palestra emotiva. In questo passaggio, il bambino impara a riconoscere il proprio mondo interiore e a metterlo in relazione con l’esterno. Non si tratta solo di scrivere a Babbo Natale, ma di esercitare la fiducia, la speranza, la capacità di affidare qualcosa di sé a qualcun altro.
COSTRUIRE L’ALBERO: DARE STRUTTURA ALLA FESTA
Accanto alla parola, il fare. Il secondo laboratorio ha portato i bambini a costruire il loro albero di Natale utilizzando esclusivamente materiali di riciclo. Cartone, colori a tempera, stelline e campanelline create e decorate dai bambini stessi hanno dato vita a un albero che non nasce dall’acquisto, ma dalla trasformazione. Qui il Natale diventa materia concreta: si taglia, si incolla, si assembla, si attende che qualcosa prenda forma.
RICICLO, MANUALITÀ E RESPONSABILITÀ: MODI DI VIVERE LA SOSTENIBILITÀ
L’uso di materiali di recupero non è una scelta estetica, ma educativa. Significa insegnare, fin dalla prima infanzia, che ciò che sembra scarto può diventare risorsa, che la bellezza non è consumare ma creare, che prendersi cura dell’ambiente è un gesto quotidiano e accessibile. In questo processo – ricorda ancora la pedagogista - la manualità diventa veicolo di concentrazione, coordinazione oculo-manuale e sviluppo della motricità fine.
IL NATALE COME ESPERIENZA DI GRUPPO
Entrambi i laboratori hanno rafforzato un elemento centrale della crescita: lo stare insieme. Lavorare accanto agli altri, condividere materiali, aspettare il proprio turno, riconoscere il lavoro del compagno significa costruire competenze sociali fondamentali. Il Natale, così vissuto, smette di essere evento individuale e diventa esperienza collettiva, in cui ciascuno ha un ruolo e un contributo.
TRADIZIONI CHE EDUCANO, NON CHE DECORANO
Attraverso la letterina e l’albero, i bambini hanno interiorizzato il significato più profondo della festività: la famiglia, la pace, l’attesa, la cura. Non come concetti astratti, ma come pratiche quotidiane. È in questo modo che le tradizioni smettono di essere semplici simboli e diventano strumenti educativi, capaci di lasciare tracce durature nel percorso di crescita. Perché educare, soprattutto a Natale – conclude Teresa Pia Renzo - non significa spiegare la magia, ma creare le condizioni perché i bambini possano viverla, costruirla e riconoscerla come parte di sé.