Arcavacata, replica sul caso dei due cipressi storici della Chiesa di Maria SS. della Consolazione
«Dopo l’abbattimento degli alberi secolari, il comitato cittadino chiede chiarezza, confronto e tutela del patrimonio arboreo e culturale della parrocchia»
In relazione al comunicato diffuso dal parroco don Mario Ciardullo della comunità di Arcavacata circa l’abbattimento dei due cipressi storici adiacenti alla Chiesa di Maria SS. della Consolazione, si ritiene opportuno fornire alcune precisazioni, a tutela della correttezza dell’informazione e nel rispetto delle istituzioni coinvolte.
Va preliminarmente sottolineato che questa replica non intende negare l’esistenza di un iter amministrativo né la legittimità formale dei provvedimenti adottati. È pacifico che siano state redatte relazioni tecniche, ottenuti pareri specialistici e acquisito il nulla osta della Soprintendenza, con conseguente adozione di atti autorizzativi da parte del Comune.
Tuttavia, la legittimità formale non esaurisce la questione della correttezza sostanziale, soprattutto quando l’intervento riguarda beni di rilevante valore storico, paesaggistico e identitario per una comunità.
Sulla natura degli alberi abbattuti
Il comunicato del parroco afferma che i cipressi non siano alberi monumentali poiché non censiti negli elenchi ufficiali. Occorre precisare che, secondo la normativa vigente (legge 14 gennaio 2013, n. 10; decreto ministeriale 23 ottobre 2014; Linee guida ministeriali 2020), l’iscrizione negli elenchi ha natura dichiarativa e non costitutiva. Ciò significa che un albero può possedere caratteristiche di monumentalità anche senza formalizzazione, qualora sussistano requisiti oggettivi come vetustà, valore storico-culturale, contesto monumentale o religioso e funzione identitaria per la collettività. In tali casi, la normativa richiede un approccio particolarmente prudente e approfondito.
Sul tema della sicurezza e del rischio
La sicurezza pubblica è un interesse primario e non negoziabile, ma deve fondarsi su valutazioni tecniche rigorose, proporzionate e verificabili. La documentazione tecnica disponibile indicava un rischio meritevole di attenzione, ma non necessariamente tale da giustificare un abbattimento immediato e indifferibile. Inoltre, durante le operazioni di taglio non sono emerse in modo evidente le condizioni di degrado strutturale descritte nelle relazioni peritali, circostanza che solleva interrogativi sulla coerenza tra diagnosi tecnica e riscontro materiale. Tali elementi avrebbero potuto giustificare ulteriori approfondimenti o verifiche in contraddittorio, secondo i principi di precauzione e buona amministrazione.
Sul procedimento e sulle alternative possibili
La normativa sugli alberi di pregio e monumentali e le linee guida tecnico-scientifiche sul rischio arboreo indicano chiaramente che l’abbattimento rappresenta l’extrema ratio, da adottare solo dopo aver escluso ogni soluzione alternativa ragionevolmente praticabile. Nel dibattito pubblico emerso, è stato più volte segnalato che sarebbe stato opportuno valutare opzioni conservative e consentire una controperizia indipendente, soprattutto considerando il valore simbolico e storico dei cipressi e i benefici ecosistemici che le piante avevano fornito negli anni.
Considerazioni conclusive
La questione non può essere ridotta a un semplice confronto tra chi “ha seguito le procedure” e chi “contesta le decisioni”. Il punto centrale riguarda la qualità dell’istruttoria, la completezza delle valutazioni e la ponderazione effettiva degli interessi in gioco. In contesti religiosi e storici di rilievo, l’ordinamento richiede un esercizio responsabile e trasparente del potere decisionale, capace di conciliare sicurezza, tutela del paesaggio e rispetto della memoria collettiva.
È inoltre evidente che le parti coinvolte – la parrocchia e parte dei parrocchiani – avrebbero beneficiato di un dialogo aperto e sincero, finalizzato a rafforzare la fiducia nella comunità ecclesiale e nelle istituzioni locali. Purtroppo, nonostante la lettera sottoscritta da circa 550 cittadini il 31 luglio 2025 e le successive richieste di chiarimento, il confronto auspicato non ha avuto luogo, lasciando irrisolte questioni come la chiusura prolungata della chiesa e il taglio dei cipressi senza una causa documentata.
Il dibattito aperto su questi temi rimane essenziale per garantire trasparenza, responsabilità e tutela del patrimonio comune.
(*) Approfondimenti disponibili sul profilo Facebook del comitato “Pro apertura chiesa”.