Agata Tomšič, una Medea d’oro e di fumo al MARCA di Catanzaro

Un rito di suono e sacrificio in cui mito e presente si fondono, e Medea torna a parlarci con voce umana e crudele

A cura di Redazione
13 ottobre 2025 20:00
Agata Tomšič, una Medea d’oro e di fumo al MARCA di Catanzaro -
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Catanzaro - Crudele, spietata e disperata; madre, amante, assassina e schiava, corpo e passione, rabbia e dolore: in 50 minuti Agata Tomšič sublima, nella sua Medea, ogni aspetto del suo potente e controverso personaggio. E lo fa, in Prima nazionale, per Festival d’Autunno, attraverso quei “nuovi linguaggi” che il Festival quest’anno ha scelto di declinare per parlare anche a un pubblico diverso e perseguire quell’intento di voler coniugare la tradizione - in questo caso il mito - con la contemporaneità.

Gli spazi scelti dalla Direttrice del Festival, Antonietta Santacroce, sono perfettamente calzanti per la performance: il Museo MARCA di Catanzaro offre le dimensioni spaziali ideali per l’allestimento. In una grande sala, spoglia di ogni altro oggetto, il buio inghiotte gli spettatori seduti in circolo attorno a un pulpito e li conduce in una dimensione essenziale ed esistenziale, in cui lo spazio è rarefatto, il fumo pervade l’ambiente dal basso e una sottile linea di luce lo taglia in due (il light design, così essenziale ma espressivo, è di Gianni Gamberini).

Quel buio, spiegherà dopo Agata Tomšič, è “l’esposizione del proprio interno all’esterno, è un modo per far entrare gli spettatori dentro di sé”. Ancor prima che visivo, l’impatto è uditivo, con gemiti, urla, ghigni malefici, lo stridore delle sue unghie su due palloncini, i suoi figli, che ucciderà con uno spillo infine.

Medea è una bellissima performer contemporanea, con il suo corpo snello e nudo e i suoi stivali laccati alti, il volto truccato in foglia d’oro, quel manto che la veste e la rivela, e la metallina per gonna.

L’oro, preponderante sull’oscuro, è un espresso omaggio alle opere musive ravennati, fonte d’ispirazione delle donne fatali di Klimt e dei quadri tattili di Burri, icone contemporanee dove il sacro e il profano si incontrano, proprio come Medea. Dal suo pulpito Medea si scaglia contro il suo amato Giasone, grida la sua vendetta contro Glauce e suo padre Creonte, con disperato rancore racconta al pubblico – anch’esso figlio – il suo sentirsi offesa, tradita, depredata di ogni diritto, trattata da mera “sgualdrina”.

Il testo di Heiner Müller, da Tomšič scandagliato e riproposto oltre 50 anni dopo, è chiaro e attuale, nella sua dicotomia tra mythos e logos. Un teatro in cui lo shock, il sogno, la crudeltà, il grido, sono strumenti attraverso i quali organizzare un'inondazione di materiali (ecco perché “Materiali per Medea”) di fronte ai quali il pubblico è obbligato a operare delle scelte.

Composta in diversi momenti tra il 1949 e il 1982, la Medea di Müller si sviluppa in tre parti: Riva abbandonata, situata a Strausberg, dove si svolse l'ultima battaglia con i carri armati della Seconda guerra mondiale, quartier generale dell’Armata nazionale popolare della DDR, “potrebbe essere rappresentata durante un peep-show”; “Materiale per Medea”, “stenogramma di una disputa d'onore all'ultimo stadio” tratto da Seneca, Euripide, Hans Henny Jahnn; Paesaggio con Argonauti, ispirata a Wasteland ed Ezra Pound, “presuppone le catastrofi che l'umanità sta attualmente preparando”. La trasposizione scenica di Tomšič per ErosAntEros evidenzia ognuno dei tre aspetti, lasciando ampio spazio anche agli Argonauti, assolutamente attuali e scottanti nella loro attualità. Emerge infatti, da “Materiale per Medea”, anche un certo impegno politico, il rimando ai drammi dei nostri giorni, ai conflitti dell’umanità.

“La mia sfida – spiega Agata Tomšič a margine della performance - è stata mettere insieme un materiale mitologico ricchissimo, se pensiamo il mito di Medea è stato riscritto piu di duemila volte nella storia della nostra letteratura drammatica, e scegliere di lavorare su una Medea scritta tra gli anni 50 e 80 nella Germania dell’est è stato un po’ proseguire un percorso iniziato con la mia Compagnia, sia per i temi che tratto sia per il tipo di recitazione, la ricerca sonora e vocale”. “Quello per Medea – continua Tomšič - è proprio un “materiale”, perché i materiali che confluiscono in questo testo che ho tradotto sulla scena in modo molto particolare sono molteplici, spaziano dalla mitologia, alla letteratura, fino alla concretezza del contemporaneo, di un Muller estremamente contemporaneo. Soprattutto nell’ultima parte dello spettacolo, l’io parlante non è più Medea, la barbara, la strega, la donna tradita che riprende il proprio potere e si  oppone al potere patriarcale, ma un io collettivo, dei primi conquistatori, dei primi colonizzatori ed esportatori di democrazia, che dalla Grecia vanno a est, e che ancora oggi siamo noi, nella costatazione dell’impossibilità di agire e trasformare un mondo che abbiamo distrutto con il nostro agire quotidiano, sfruttando l’ambiente, le persone, derubando i territori e le culture, distruggendo tutto ciò che tocchiamo per il nostro profitto”. “Il mio è un percorso di ricerca tra voce e suono che porto avanti e ho arricchito negli anni con le espressioni vocali del ‘900. Avevo deciso di voler lasciare l’udito quale dimensione preponderante, anche perché si tratta di un urlo, di un grido, una maledizione, di una donna, di una strega, di un ventre che soffre, che sanguina, di andare all’interno del suo corpo, di portare lo spettatore al mio interno. Il motivo del buio è anche questo: una dimensione raccolta, in cui lo spettatore fosse ravvicinato e non ci fosse una dimensione palco-platea, in cui 4 casse e due sub circondano gli spettatori avvolgendoli con le musiche composte con Matevž Kolenc e la mia voce. Il podio, infine, è una sorta di rito sacrificale, ribalta la posizione di Medea che sì è la donna che uccide i propri figli ma si sta denudando, si sta donando agli spettatori in questa tragedia che sta accadendo sotto gli occhi anzi nelle orecchie di chi è in sala”.

“Abbiamo concluso con soddisfazione la settimana dedicata ai nuovi linguaggi con tre prime nazionali che hanno declinato il tema nel teatro, nella danza e nella musicaha affermato la Direttrice artistica del Festival, Antonietta Santacroce - adesso entriamo nel vivo della programmazione, proseguendo con un weekend denso di emozioni.

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