#25novembre - Wanda Ferro: «Intervenire ai primi campanelli di rischio»

E’ stato approvato definitivamente dal Senato il Ddl sul contrasto alla violenza sulle donne e domestica che rafforza ancora di più la normativa introdotta con il codice rosso potenziando gli strument...

A cura di Redazione
27 novembre 2023 15:30
#25novembre - Wanda Ferro: «Intervenire ai primi campanelli di rischio» -
Condividi

E’ stato approvato definitivamente dal Senato il Ddl sul contrasto alla violenza sulle donne e domestica che rafforza ancora di più la normativa introdotta con il codice rosso potenziando gli strumenti di tutela, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione.  «Le principali misure introdotte – spiega il sottosegretario dell’Interno Wanda Ferro – consistono tra l’altro nel rafforzamento dell’ammonimento da parte del questore, nella velocizzazione dei tempi della magistratura anche per l’applicazione delle misure cautelari, la previsione dell’arresto in differita, l’uso del braccialetto elettronico, la possibilità di applicare le misure anche ai “reati spia”. La volontà è quella di intervenire ai primi campanelli di rischio, come gli atteggiamenti aggressivi, le minacce e le persecuzioni, per proteggere la donna, e poi assicurare tempi rapidi da parte della magistratura, perché valutare subito il rischio e decidere le opportune misure di tutela  può servire a salvare delle vite».

Nel ddl è previsto anche l’ aumentato i fondi per i centri antiviolenza, passando dai 35 milioni nel 2022 ai 55 milioni per il 2024, oltre ai  9 milioni destinate al sostegno alle donne che fuggono dalla violenza domestica. «Ma è chiaro – aggiunge la Ferro – che la prevenzione non è sufficiente, ma si deve agire innanzitutto sul piano culturale e dell’educazione, affermando la cultura del rispetto nelle famiglie, a scuola, negli ambienti di lavoro.

La scuola, e le famiglie ancor prima, devono trasmettere i valori del rispetto alla dignità e alla libertà dell’altro, il valore della sacralità della vita. Oggi ci si concentra molto sul tema del patriarcato, su una sorta di responsabilità diffusa dagli uomini, ma questo non descrive correttamente la nostra società: la stragrande maggioranza degli uomini rispetta le donne e non sogna lontanamente di usare violenza. Non credo che il carnefice di Giulia Cecchin abbia ucciso perché imbevuto di una cultura patriarcale. Credo che, al di là del caso specifico, ci sia un problema di segno opposto, quello di una cultura progressista che ha cancellato i valori e tolto i punti di riferimento, che ha insistito sui diritti e mai sui doveri, che ha trasformato in diritto ogni desiderio e ha abituato i giovani ad ottenere tutto senza sacrificio, che non prepara alla competizione e quindi alla sconfitta dalla quale rialzarsi.

Questo ha prodotto generazioni di giovani pieni di debolezze, fragili emotivamente, che non riescono ad accettare un rifiuto, che non sanno affrontare le difficoltà della vita e assumersi le responsabilità dei propri insuccessi.  Quindi una tragedia come quella che ha colpito la povera Giulia non può essere il pretesto per riproporre l’ideologia gender nelle scuole sotto forma di educazione sessuale o all’affettività. La scuola deve educare al rispetto, non deve fabbricare soltanto futuri lavoratori ma deve soprattutto far crescere le persone, stimolare il loro spirito critico, la capacità di comprendere anche il valore delle proprie debolezze e affrontarle, superare le tante difficoltà della vita con forza ed equilibrio, come insegnano le pagine di secoli di cultura classica e occidentale, che forse oggi sono troppo trascurate».

Segui CalabriaOk